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PLENUM CSM CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA RIUNIONE
Speriamo nel “FairPlay” da parte dell’opposizione, ripetevano ieri mattina come un mantra dai banchi della maggioranza. Fairplay che però alla prova dei fatti non c’è stato ed infatti la votazione per il nuovo componente laico del Consiglio superiore della magistratura (vacante dopo le dimissioni irrevocabili dell’avvocata siciliana Rosanna Natoli, laica in quota Fratelli d’Italia che ha lasciato l’incarico dopo quasi un anno di sospensione a seguito del caso Fascetto Sivillo, ndr) è finita in un nulla di fatto.
Il nome designato da Fratelli d’Italia per sostituite Natoli è quello del professore Daniele Porena, avvocato e docente ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Perugia. Nato nel 1976, Porena ha militato da giovane nel Fuan e poi in Alleanza nazionale. La prima votazione si è conclusa con 363 schede bianche e 15 nulle ( nessun astenuto). Era richiesta la maggioranza dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea. Il Parlamento tornerà a riunirsi domani mattina. Anche per il prossimo scrutinio sarà necessaria la maggioranza dei tre quinti dei componenti, mentre dal terzo sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
Giovedì, a meno di colpi scena, sarà quindi fumata nera. Il centrodestra voterà ancora scheda bianca con l’obiettivo dunque di ottenere il via libera già in occasione del terzo scrutinio. Per raggiungere il risultato serve però l’auspicato “FairPlay”: se i gruppi di minoranza non entreranno in Aula il centrodestra avrà i numeri per eleggere Porena.
«Non c’è nessun accordo», hanno comunque fatto sapere fonti dell’opposizione, assicurando al contempo che «nessuno si metterà a fare resistenze sul Csm». La nomina di un consigliere laico è di grande rilievo per l’equilibrio complessivo del Csm e arriva, come detto, dopo le dimissioni di Natoli, costretta a lasciare per un avviso di garanzia di cui non si è saputo più nulla. Ed a proposito di “avvisi di garanzia”, la scorsa settimana è arrivata una ventata di “garantismo” nei confronti dei magistrati che rimangono coinvolti in un procedimento penale.
Da ora in avanti, infatti, la semplice iscrizione a loro carico nel registro degli indagati non dovrà più essere comunicata al Csm. Lo ha deciso la scorsa settimana il Plenum di Palazzo Bachelet, approvando a maggioranza una delibera che modifica le disposizioni sulle “comunicazioni nei confronti dei magistrati”. Tutto nasce dalla riforma Cartabia del codice di procedura penale che ha introdotto l’articolo 335- bis, “Limiti all’efficacia dell’iscrizione ai fini civili e amministrativi”.
La norma, in vigore dal 30 dicembre 2022, prevede espressamente che la mera iscrizione nel registro degli indagati non possa, da sola, «determinare effetti pregiudizievoli di natura civile o amministrativa per la persona alla quale il reato è attribuito». Di fatto, dunque, una neutralizzazione dei cosiddetti effetti “extra- penali”.
Fino ad oggi i procuratori ed i procuratori generali trasmettevano la comunicazione dell’iscrizione del magistrato al Csm. Quest’ultimo, ricevuta la segnalazione, apriva quindi una pratica per verificare eventuali profili d’incompatibilità nei confronti del magistrato interessato. Tale procedura non era “indolore”. L’apertura della pratica aveva molte conseguenze negative. Ad esempio, stoppare eventuali domande che il magistrato in questione aveva presentato per un incarico direttivo o semidirettivo. La comunicazione dell’iscrizione dovrà ora essere “rinforzata”: non sarà dunque sufficiente comunicare la sua esistenza, ma bisognerà allegare una relazione circostanziata in cui descrivere nel modo più dettagliato possibile il reato oggetto di contestazione.
Resta sempre immutato, invece, l’obbligo di comunicare l’iscrizione quanto è stata esercita l’azione penale oppure si è data esecuzione ad un provvedimento di tipo cautelare. Durante il dibattito erano state sollevate da più parti perplessità riguardo le nuove disposizioni. In particolare che ci potesse essere un “eccesso” di discrezionalità da parte dei procuratori e quindi che il Csm venga privato di importanti fonti di conoscenza. «Ma scusate, i procuratori chi li nomina? Li nomina il Csm. E noi nominiamo procuratori predisposti all’arbitrio?», aveva replicato il togato Edoardo Cilenti. «Invochiamo sempre nei confronti della politica il rispetto e la fiducia. Forse anche tra di noi dovremmo allora avere in maggiore considerazione questi due valori», ha quindi aggiunto Cilenti, rispondendo così alle perplessità dei colleghi.