A tre giorni di distanza dalle dimissioni, Giovanni Toti chiede la revoca dei domiciliari. L’avvocato dell’ex presidente della Regione Liguria, Stefano Savi, ha depositato questa mattina una nuova istanza alla gip di Genova Paola Faggioni, sulla quale la giudice si pronuncerà nel giro di cinque giorni. Nelle prossime ore, invece, i pm Federico Manotti e Luca Monteverde, titolari dell’indagine, si riuniranno con il procuratore capo Nicola Piacente e l’aggiunto Ranieri Miniati per dare un parere - che dovrebbe arrivare nel giro di due giorni - e discutere l’ipotesi di chiedere per Toti il giudizio immediato.

Toti, ai domiciliari con l’accusa di corruzione dallo scorso 7 maggio, ha presentato le dimissioni irrevocabili lo scorso 26 luglio. Ciò fa venire meno il rischio più volte ribadito da procura e giudici, ovvero la possibilità di sfruttare la carica per reiterare il reato. Proprio per tale motivo il parere della procura dovrebbe essere positivo. «La nostra richiesta è basata sul fatto che non ci siano più i presupposti per mantenere la custodia. Dopo le dimissioni che hanno fatto venire meno la carica pubblica e vista la chiusura imminente delle indagini non ci sono più i requisiti per mantenere Toti ai domiciliari», ha spiegato l’avvocato Savi. Il gesto di Toti, come chiarito dalla sua lettera e dal suo legale, ha un significato puramente politico: non una resa alla magistratura, dunque, ma la scelta di restituire la scelta ai cittadini. Anche perché, aveva chiarito in un’altra lettera, le dimissioni sarebbero state sin da subito una scelta «conveniente», che inizialmente aveva respinto proprio per «rispetto» nei confronti della scelta dei cittadini, che per due volte consecutive lo hanno scelto alla guida della Regione. E perché la carica, aveva sottolineato, non appartiene a chi la detiene, ma rappresenta un bene pubblico, di tutti. Un concetto ribadito al Dubbio anche dall’avvocato Savi: la decisione, aveva spiegato, è stata «sofferta, ma condizionata quasi totalmente da valutazioni di tipo politico e non semplicemente dalla volontà di poter acquistare la libertà: fosse stato solo per questo avrebbe anche aspettato. Siamo comunque pronti ad affrontare un processo complicato, che dovrà ricostruire e contestualizzare le accuse che così come ci sono state rivolte riguardano soltanto una porzione dei fatti, che andranno risistemati nel contesto generale. Questo credo che ci aiuterà molto a chiarirli e a spiegare che intorno ai fatti contestati si muovevano interessi pubblici e non di un singolo soggetto, come sostiene l’accusa».