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CARLO NORDIO, MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Un parziale disgelo tra le forze politiche è arrivato ieri sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere. Infatti per il momento non ci sarà alcuna compressione dell’esame nell’Aula del Senato: la discussione sugli emendamenti è proseguita ieri con l’utilizzo del «canguro» per tagliare il voto sugli emendamenti, ma senza contingentamento dei tempi. Questo andrà avanti almeno fino a martedì prossimo, quando alle 13 ci sarà una nuova conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama che deciderà il calendario del lavori e l’eventuale accorciamento dei tempi.
Ad annunciarlo è stato il presidente dei senatori del Partito democratico, Francesco Boccia: «Ci opponiamo a qualsiasi forma di contingentamento, per ora c’è una disponibilità da parte del presidente La Russa, c’è una richiesta da parte di FI, vedremo. Non vogliamo che l’equilibrio costituzionale, che questa riforma spacca, venga anticipatamente rotto con operazioni di forzatura di cui non c’è bisogno visto che la maggioranza impone al Parlamento una corsa contro il tempo su decreti legge raffazzonati, fatti male e scritti peggio».
Per gli azzurri ha parlato, invece, il presidente dei senatori, Maurizio Gasparri: «L’ostruzionismo» messo in atto dalle opposizioni, che hanno presentato circa 1300 emendamenti, «è una normale prassi parlamentare, che non scandalizza chi come me vive la vita parlamentare da molto tempo. Poi arriverà un momento in cui si dovrà passare a delle decisioni, essendo una riforma importante, basilare per il programma del centrodestra, non solo per Forza Italia».
Per il momento è plausibile che dalla maggioranza e dal governo si sia deciso di non forzare troppo la mano, riducendo il dibattito parlamentare. Ancora c’è la coda delle polemiche sul dl Sicurezza che avrebbe svilito il Parlamento, secondo i detrattori del provvedimento. Inoltre ormai è sicuro che la riforma sulla separazione delle carriere arriverà alla Camera per la seconda fase di deliberazione dopo l’estate. Quindi agli azionisti dell’Esecutivo conviene probabilmente non accorciare eccessivamente i tempi in modo da salvare le apparenze e respingere le accuse da parte delle opposizioni di voler soffocare la discussione, considerato che già che la proposta di modifica dell’ordinamento giudiziario è inemendabile.
Ieri poi c’è stato un piccolo giallo sul partito di Azione. In mattinata l’Ansa ha battuto una agenzia dal titolo «Separazione carriere: Richetti, Azione non credo voterà il testo», riportando quanto avrebbe detto il capogruppo di Azione alla Camera Matteo Richetti, ospite al programma Start di Sky Tg24 e cioè: «C’erano aspetti di quella legge che non ci convincevano. Al Senato il nostro senatore Marco Lombardo non credo che voterà quella riforma».
In realtà, contattato telefonicamente dal nostro giornale, Richetti, commentando il take, ha parlato di «forzatura» in quanto «Azione ha sostenuto e sosterrà la separazione delle carriere» e che Marco Lombardo «non è convinto da alcuni punti e non la voterà». Previsione che ci ha confermato lo stesso senatore motivandola così: «Per la maggioranza di quei 9 mila magistrati italiani che lavora in solitudine, nel silenzio delle proprie carte, lontano dai riflettori, tra uffici fatiscenti e montagne di fascicoli arretrati, per quei magistrati che ho imparato a conoscere sin da bambino e a rispettare da uomo, per tutti loro non voterò a favore di questa riforma costituzionale sulla separazione delle carriere».
La discussione sugli emendamenti all’articolo 2 della norma di modifica costituzionale era ripresa ieri mattina ed era stata interrotta più volte sia per la capigruppo sia perché ad un certo punto è venuto a mancare in Aula il numero legale a causa dell’assenza di molti membri della maggioranza. «Potete “cangurare” gli emendamenti ma non potrete mai “cangurare” l’indipendenza della magistratura», ha detto ironicamente, ma non troppo, il senatore del Pd Walter Verini intervenendo su un emendamento all’articolo 2.
Il dibattito ricomincerà stamattina alle 10. Intanto per quanto riguarda la scia delle polemiche sul dl sicurezza ieri, tutti i consiglieri togati del Csm insieme ai membri laici Ernesto Carbone, Roberto Romboli e Michele Papa hanno richiesto l’apertura di una pratica a tutela dei magistrati dell’Ufficio del Massimario e del ruolo. Inoltre la Giunta dell’Associazione nazionale magistrati, Sezione Cassazione, ha espresso «piena solidarietà e vicinanza alla Prima Presidente, Margherita Cassano, per gli inaccettabili attacchi subiti dalla stampa a seguito delle posizioni assunte proprio a difesa della Corte di Cassazione».