Il processo mediatico sull’inchiesta Garlasco bis? Tutta colpa degli avvocati e dei giornalisti. A sostenerlo il procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, attraverso una relazione messa a disposizione del ministro della Giustizia Carlo Nordio per rispondere ad una interrogazione parlamentare del capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia della Camera, Tommaso Calderone.

Il deputato chiedeva al ministero di capire se fosse stato violato il segreto investigativo e se eventualmente ci fossero presupposti per una azione ispettiva, considerato che stiamo assistendo ad una vera e propria telecronaca sulla riapertura delle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi. Ma Napoleone è stato chiaro: tutto ciò che sta circolando è «materiale non segreto» ed è «conosciuto dalle parti e dai loro difensori, i quali quotidianamente compaiono nei vari talk show televisivi o in interviste sui quotidiani». Il magistrato spiega che tutto l’insieme degli elementi confluito nell’attuale procedimento penale, in cui risulta indagato Andrea Sempio, «è composto da centinaia di voluminosi incartamenti relativi a tutte le predette fasi», ossia processo ad Alberto Stasi, richieste passate di revisione, nuove indagini.

Secondo il procuratore, dunque, «l’imponente materiale risulta essere già a conoscenza dei mass media che da 18 anni, e cioè dal giorno dell’omicidio di Chiara Poggi, si occupano della vicenda con un’attenzione del tutto eccezionale». Tutti questi elementi «non costituiscono violazione del segreto investigativo». Inoltre nel corso di particolari atti dell’attuale indagine preliminare quali interrogatori, prelievo delle impronte e del Dna - «non si può prescindere dal procedere alla discovery e contestare materiale istruttorio».

Pertanto tutto è conoscibile a tutte le parti interessate. Scrive poi il procuratore: «Attualmente c’è una ricerca spasmodica della stampa e della televisione con interviste di indagato, condannato, dei loro difensori, loro consulenti tecnici, testimoni con un vero e proprio assedio dell’Ufficio requirente e della Pg operante». Tutti questi, comprese le «persone offese», chiarisce ancora Napoleone, «risultano ripetutamente comparire in interviste» dove «commentano elementi in loro possesso e atti a cui hanno partecipato» a differenza del fatto che «nessun magistrato della procura, nessun consulente tecnico o dirigente della Pg ha rilasciato interviste o dichiarazioni» in quanto la prima disposizione impartita quando si è iniziato ad indagare su Sempio «è stato il divieto di diffusione di notizie» che secondo il procuratore capo «risulta essere stato rigorosamente osservato tanto che soltanto a seguito del recentissimo rifiuto da parte dell’attuale indagato Sempio e del successivo ordine del gip di rilasciare il Dna la notizia è circolata, facendo divampare di nuovo l’attenzione mediatica, che di certo nuoce anche all’efficacia ed efficienza delle indagini».

La toga ha precisato poi perché la procura ha diffuso in questi mesi due comunicati stampa. Il primo per puntualizzare «l’iniziativa della richiesta di incidente probatorio ed il perimetro degli accertamenti scientifici»; il secondo per dare notizia «dell’esito della consulenza dattiloscopica sull’impronta n. 33» che era stata messa «a disposizione delle parti al fine di consentire deduzioni in merito. Si trattava, quindi, di un atto non più coperto dal segreto investigativo». In pratica, secondo Napoleone, la cronaca minuto per minuto dell’inchiesta Garlasco bis sarebbe da addebitare tutta agli avvocati e ai giornalisti che si abbeverano da loro. Le ragioni non le spiega, ma difende il riserbo dei suoi investigatori.

Ovviamente crediamo alla buona parola di Napoleone e anche noi in questi mesi non ci siamo sottratti dal dire che probabilmente alcuni avvocati si stanno prestando al gioco del processo mediatico: per portare acqua al mulino dei propri assistiti e/ o per visibilità personale. Altrettanto vero è che soprattutto nel passato, prima che venisse recepita la direttiva europea sulla presunzione di innocenza, esisteva un canale diretto tra procure e giornalisti, tanto è vero che alcuni hanno sostenuto che la vera separazione – a parte quella delle carriere – dovrebbe esserci tra magistrati requirenti e stampa. Comunque preso atto di questi chiarimenti, il ministro Nordio ha risposto al deputato Calderone che «non sono emersi elementi suscettibili di rilievo disciplinare».

Ma il parlamentare rilancia e ci dice: «Nella prossima interrogazione chiederò se è mai stato iscritto nel registro degli indagati qualcuno per violazione sistematica degli articoli 114 cpp e 684 c. p. vista la reiterata pubblicazione e diffusione di atti non divulgabili. Se la procura avviasse una indagine si scoprirebbe chi consegna gli atti alla stampa e ai talk che poi sistematicamente li pubblicano. Ogni giorno assistiamo alla consumazione di reati inquadrabili nella fattispecie di cui all’articolo 684 cp ( perseguibile d’ufficio) ma non abbiamo traccia di apertura di procedimenti per tali fattispecie di reato».