Alla riunione del 10 luglio 2025 della Commissione ministeriale di studi per l’entrata in vigore del Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie voluto, nel complesso delle riforme sulle controversie minorili e familiari, dalla legge n. 206 del 2021, con principi direttivi poi attuati dalla delega, con decreto legislativo n. 149 del 2022, il suo presidente, il sottosegretario alla Giustizia e senatore Andrea Ostellari, ha enunciato la volontà del Ministero, insieme a una proroga di un anno dell’entrata in vigore, di presentare un disegno di legge di abrogazione dell’organo, che non entrerà quindi più in vigore.

È la fine impietosa di una delle scelte di principio della riforma, che attuava l’idea – a 91 anni dall’entrata in vigore del Tribunale per i minorenni e a 85 anni dall’entrata in vigore dell’articolo 38 delle disposizioni di attuazione che attuava il bipolarismo di competenze nella materia, unicum dell’esperienza normativa italiana – di una ritrovata unificazione delle competenze presso un nuovo organo giurisdizionale specializzato, in coerenza con la unificazione e generalizzazione del rito speciale, codificato negli articoli 473 bis e seguenti del codice di procedura civile.

Accanto all’unificazione, l’idea era anche quella del giudice di prossimità alle persone coinvolte nella controversia, con l’articolazione circondariale del Tribunale unico e – aspetto non secondario nelle battaglie dell’Avvocatura a tutela del contraddittorio – l’estromissione dalla camera di consiglio del giudice esperto, destinato, come deve essere anche sul piano costituzionale ( articolo 111 Cost.), alla funzione di ausiliario del giudice quale consulente tecnico sottoposto al dibattito dei consulenti di parte e degli avvocati, a cui era esentato, quando la sua opinione tecnica era resa esclusivamente in camera di consiglio.

In verità l’Avvocatura aveva accettato obtorto collo quello strano modello – in cui, per evidenziare alcune anomalie, all’interno dell’unico organo era contenuta sia l’articolazione di primo grado che l’articolazione di secondo grado, il magistrato assegnato non aveva una sede territoriale definita, dovendo emigrare in continuazione secondo le direttive del dirigente in una sede circondariale oppure nella sede distrettuale e, infine, appariva relegata alla sola esperienza la formazione specialistica del giudice – per assecondare la conservazione dei ruoli dirigenziali dei Presidenti dei Tribunali per i minorenni, le cui funzioni sarebbero cessate con la sezione specializzata al cui vertice è posto il Presidente del Tribunale ordinario.

L’idea era serpeggiata in uno storico tavolo di lavori progettuali, organizzato dal Cnf, nella persona dell’allora delegata alla materia familiare e minorile, avvocata Maria Masi, come compromesso per ammorbidire la posizione dell’Associazione di magistrati minorili ( ma non servì a nulla, perché quel progetto incontrò alla fine ostacoli tali da esaurire la legislatura senza poter essere discusso in Parlamento). È un’impietosa fine, a cui era condannato, per la clausola di invarianza finanziaria imposta dalla Ragioneria di Stato.

L’Avvocatura non ha nostalgia verso il modello, tuttavia è estremamente preoccupata – e inizierà una stagione di progetti suggeriti all’Esecutivo e al Parlamento, ovviamente anche alle Associazioni dei magistrati, nonché di vigilanza attiva sulle iniziative che saranno intraprese – che, da un lato il bipolarismo costituisca soluzione definitiva e non transitoria e che venga resuscitata sine die l’istituzione del Tribunale per i minorenni, con la sua componente onoraria in seno alla decisione o, quello che è peggio, che si metta mano all’articolo 38 per sottrarre competenze al Tribunale ordinario a favore del Tribunale per i minorenni.

Pur essendo necessaria una discussione all’interno degli organi dell’Osservatorio, a cui si procederà sin dai primi giorni del prossimo mese di settembre, come idee che esprime il suo Presidente, salvo quindi il vaglio delle opinioni degli organi centrali della Associazione, si può sin d’ora sottolineare alcuni aspetti su cui non è possibile declinare la posizione dell’Avvocatura: il bipolarismo è necessariamente soluzione transitoria; la scelta di trasformare il Tribunale ordinario, a cui sono affidate le materie devolute a questo organo, in sezione specializzata, deve offrire un indirizzo chiaro verso la unificazione dell’intera materia nella sezione specializzata; per consentire la creazione di sezioni specializzate nei Tribunali minori e periferici, dove non esiste un giudice dedicato esclusivamente alla famiglia, è necessario in primo grado abbandonare il modello della collegialità, che viene recuperato in secondo grado, secondo una soluzione normativa rigidamente collegiale dell’appello, costituente un’opzione evidente e significativa della riforma del processo e, quindi, adottare – come nell’esperienza confinante della sezione lavoro e come nell’opzione originaria della riforma – il modello del giudice monocratico; è necessario che il giudice esperto nei Tribunali per i minorenni non acceda alla camera di consiglio, pur potendo essere deputato a singoli atti del processo delegati con provvedimento motivato dal giudice togato, ad esclusione dell’ascolto del minore; è necessario che la ripartizione delle competenze resti quella dell’articolo 38 delle disposizioni attuative e norme richiamate, ovvero sia affidato al Tribunale per i minorenni – in regime transitorio – la sola materia della responsabilità genitoriale, la convalida dei provvedimenti di cui all’articolo 403 c. p. c., la materia dell’adozione.

È necessaria, ancora, una profonda riforma della materia dell’adozione, non essendo tollerabile che segua le forme di un rito diverso dal rito unificato e che, particolarmente nei procedimenti sullo stato di adottabilità, assuma un giudizio finale con il giudice esperto in camera di consiglio senza il contraddittorio delle parti, e ovviamente per altre ben note ragioni di diritto sostanziale, più volte sollecitate dalla Corte costituzionale. Salvo una condivisione associativa, che potrebbe condurre a alcune modifiche: questa la linea per la quale il Presidente dell’Osservatorio intende ispirare la propria iniziativa nei prossimi mesi.