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Il plenum del Csm
«Mai come questa volta l’incertezza è massima», afferma un consigliere del Consiglio superiore della magistratura, interpellato ieri per avere qualche delucidazione su quello che è diventato ormai a tutti gli effetti il classico “tormentone”.
Ed in effetti, dopo giorni di discussioni interminabili, ancora ieri pomeriggio non si conoscevano i nomi dei futuri componenti delle Commissioni di Palazzo Bachelet. «È evidente che le correnti continuano ad esercitare un forte potere di condizionamento delle attività consiliari», afferma Antonio Leone, ex laico del Csm. «Al di là dell’unità di facciata, le divisioni all’interno del Consiglio sono evidenti e non mi pare che si siano stati cambiamenti significativi rispetto alle tanto vituperate logiche del passato», prosegue Leone che fece parte della consiliatura di Luca Palamara, ex zar delle nomine caduto poi in disgrazia. «Quanto sta accadendo in questi giorni al Csm mi pare il miglior viatico per la riforma della separazione delle carriere che prevede, come è noto, anche il sorteggio dei componenti dei prossimi due organi di autogoverno di giudici e pm», gli fa eco Pierantonio Zanettin, anch’egli ex componente laico del Csm ed ora capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia al Senato.
La scadenza delle attuali Commissioni è prevista per il prossimo 8 ottobre. I consiglieri hanno avuto tempo fino al 18 settembre scorso di indicare le proprie preferenze, sia per quanto riguarda la Commissione di destinazione sia per quanto riguarda le presidenze. La decisione finale spetta al Comitato di Presidenza, presieduto da Fabio Pinelli e rinnovato dopo la nomina del nuovo primo presidente della Cassazione, Pasquale D’Ascola, e del nuovo procuratore generale, Pietro Gaeta.
La Commissione più ambita rimane sempre la Quinta, quella che decide le nomine e, dunque, l’orientamento correntizio delle procure. Mai in passato appannaggio di un laico di destra. Si tratta della prima partita politica per la nuova “triade” del Csm. Un tema tutt’altro che secondario, poiché sono proprio le Commissioni il vero asse portante del lavoro consiliare. Sebbene sia il plenum l’organo deliberativo per eccellenza, oltre il 90 percento delle delibere approvate proviene infatti dal lavoro istruttorio svolto nelle Commissioni.
Nella stragrande maggioranza dei casi, l’assemblea recepisce quanto proposto in quelle sedi. Ciò vale in generale, ma è ancor più evidente per la Quinta: è lì che il gioco delle correnti è più forte, dato che la posta in gioco sono gli incarichi direttivi
e semidirettivi. Storicamente, la “spartizione” delle Commissioni si è basata sui criteri del Manuale Cencelli, con ogni corrente che tenta di piazzare i propri rappresentanti in base ai rapporti di forza. In passato, si è però anche assistito a scelte penalizzanti verso singoli consiglieri, come nel caso del togato indipendente Andrea Mirenda, adesso in una sola Commissione (la Prima, quella delle incompatibilità), mentre tutti gli altri ne hanno ottenute almeno due. E ciò, a giugno dello scorso anno, fu motivo di aspre polemiche. Attualmente, come detto, la composizione delle Commissioni rispecchia i rapporti di forza tra le correnti.
Tre le presidenze in mano a Magistratura indipendente: Paola D’Ovidio alla Terza (trasferimenti, promozioni e assegnazioni dei magistrati) e alla commissione Verifica titoli; e Maria Vittoria Marchianò alla Settima (organizzazione degli uffici giudiziari).
Due le presidenze ad Area, con Tullio Morello alla Prima e Maurizio Carbone all’Ottava (magistratura onoraria), e una a Unicost, con Roberto D’Auria alla Sesta, quella che fornisce i pareri sulle leggi del governo, prima guidata da Marcello Basilico di Area. Altre tre presidenze sono in mano ai laici di centrodestra, in particolare a tre consiglieri indicati da FdI: Daniela Bianchini alla Nona (rapporti istituzionali nazionali e internazionali; attività di formazione; esecuzione penale), con un posto anche in altre due Commissioni (da vice nella Terza e in Quarta come componente), Isabella Bertolini alla Quarta ( valutazioni di professionalità) e Felice Giuffrè all’Ufficio Studi. Alla Quinta, infine, il laico di Italia viva Ernesto Carbone, che era riuscito a “strapparla” al centrodestra. Nessuna presidenza per la laica in quota Lega Claudia Eccher, storica avvocata di Matteo Salvini.
Il rinnovo delle Commissioni è fondamentale anche in vista delle molte nomine ancora da effettuare. La Quinta, da sola, potrebbe trovarsi a gestire infatti oltre 200 fascicoli da qui a fine consiliatura, mentre la Terza sarà rilevante per i trasferimenti e le nomine di legittimità in luoghi cruciali come la Cassazione. La Settima, infine, avrà un ruolo chiave per la gestione e rendicontazione dei fondi Pnrr.