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Si è concluso oggi lo sciopero di tre giorni indetto dai magistrati spagnoli che hanno protestato contro il progetto di riforma della giustizia all’esame del Parlamento. Tribunali vuoti e udienze rinviate per dire “no” al tentativo di mettere mano all’organizzazione del sistema giudiziario, all’accesso alle carriere di giudici e procuratori e allo Statuto organico della procura della Repubblica.
Un segnale forte inviato al governo di centrosinistra guidato da Pedro Sánchez, che però non è stato condiviso da tutta la magistratura. Ad incrociare le braccia sono state cinque associazioni di magistrati appartenenti a correnti “conservatrici”, secondo le quali si metterebbe a repentaglio l’indipendenza della magistratura. Un altro dato significativo della vicenda riguarda la posizione assunta dal Csm spagnolo, che ha dichiarato all’unanimità la mancanza della base legale dell’astensione dal lavoro in quanto il diritto di sciopero non è contemplato per i magistrati dalla legge spagnola.
La riforma è stata promossa dal ministro della Giustizia, Felix Bolanos, e prevede, tra i vari punti, l’affidamento ai procuratori, e non più a giudici, dell’istruzione dei processi penali. Le nuove norme modificherebbero la legge organica della magistratura entrata in vigore quarant’anni fa, nel 1985. L’idea di Bolanos è quella di promuovere e realizzare le pari opportunità nella carriera in magistratura. Il guardasigilli di Madrid ha definito il progetto di riforma «la più grande trasformazione del sistema giudiziario degli ultimi decenni» e un «passo avanti nell'evoluzione di un servizio pubblico rivolto prima di tutto ai cittadini».
Di tutt’altro parere le associazioni dei magistrati che hanno espresso forti perplessità e disappunto. Gli interventi sul sistema giudiziario potrebbero portare la Spagna indietro di quarant’anni. I magistrati reclamano la tutela del «diritto a un giudice indipendente e imparziale», a una giustizia «europea, moderna e di qualità» e a una procura «indipendente dal governo». Secondo il ministro Bolanos, una parte della magistratura sta strumentalizzando l’impegno del governo nel rendere la giustizia più vicina ai cittadini e più efficiente. Il responsabile della giustizia spagnola ritiene che la nuova legge, se approvata, consentirà l’accesso in magistratura di centinaia di giudici e pm ancora più preparati e migliorerà la loro formazione professionale.
Sull’accesso alle carriere di giudice e pubblico ministero, la riforma mira ad ampliare il numero di posti e le borse di studio, un nuovo esame scritto e l’istituzione di un “Centro di formazione pubblico” per i magistrati con sedi su tutto il territorio spagnolo. Verranno riconosciute borse di studio, per una durata massima di quattro anni, in favore degli aspiranti magistrati e di coloro che vogliono intraprendere una carriera nell’amministrazione giudiziaria. Il governo Sanchez ritiene che il sistema meritocratico incoraggerà più persone ad accedere alle cariche pubbliche, soprattutto coloro che hanno risorse finanziarie limitate o non possono permettersi di lasciare un posto di lavoro già conseguito.
In merito alle procure della Repubblica si intende rafforzare la loro autonomia e indipendenza, separando il mandato del Procuratore generale da quello del Parlamento con una durata fissa di cinque anni. Di tutt’altro parere le associazioni dei magistrati anche su questo punto. La riforma in cantiere, dicono, rischia di compromettere l’indipendenza della magistratura con la possibilità che il potere esecutivo possa influenzare il potere giudiziario.
Sullo sciopero dei magistrati è intervenuta l’avvocatura istituzionale spagnola. Salvador González, presidente del Consejo General de la Abogacía Española (CGAE), ha definito “dannosa” la protesta durata tre giorni. Il muro contro muro tra governo e potere giudiziario non fa bene a nessuno. «La decisione di fermarsi per tre giorni – ha detto González - ha complicato ulteriormente la situazione dei nostri tribunali. Il nostro sistema giudiziario deve fare i conti con un numero considerevole di fascicoli arretrati. Il 2024 si è chiuso con quasi otto milioni di casi pendenti e potremmo chiudere il 2025 con prospettive peggiori».
González spera che le associazioni dei magistrati e il governo riprendano il dialogo «per porre fine ad una situazione di conflitto» che danneggia essenzialmente ai cittadini. Ha inoltre chiesto che i ritardi causati dallo sciopero vengano attenuati con una riprogrammazione celere delle udienze, evitando rinvii lunghi e ritardi nell’amministrazione della giustizia. «Non dimentichiamo – ha aggiunto González - che dietro i processi sospesi ci sono cittadini e professionisti del diritto che li sostengono e che non hanno potuto ottenere il diritto a una tutela giurisdizionale effettiva, loro garantita dalla nostra Costituzione». Tutto il mondo è paese. Sembra di essere in Italia, ma invece è la Spagna di Pedro Sanchez.