Sergei Badamshin è uno dei difensori di Marina Ovsyannikova. La giornalista di Channel One dieci giorni fa nel corso del telegiornale è apparsa alle spalle della conduttrice esponendo un cartello contro l’aggressione dell’Ucraina con la scritta: «No alla guerra, fermate la guerra. Non credete alla propaganda, vi stanno mentendo». Ovsyannikova è stata subito fermata e, dopo essere stata portata nella stazione di polizia di Ostankino, a Mosca, è stata sottoposta ad un interrogatorio fiume durato quattordici ore. Grazie all’intervento dei suoi legali, Badamshin compreso, la giornalista è stata rilasciata. Per il momento le è stato contestato solo un illecito amministrativo.

«Il nostro lavoro – dice al Dubbio Sergei Badamshin – è impegnativo in qualsiasi Paese, a maggior ragione lì dove vengono difesi i diritti umani e nella Russia di oggi sta diventando sempre più difficile proteggere i diritti umani. Gli avvocati hanno difficoltà ad entrare nei dipartimenti di polizia e nei centri di custodia cautelare per incontrare i loro assistiti. I Tribunali hanno un chiaro pregiudizio verso le persone che si presentano al loro cospetto e hanno un approccio accusatorio».

L’avvocato Badamshim è molto pragmatico e poco incline al piagnisteo. Non potrebbe essere diversamente, considerato quanto sta accadendo nel suo Paese e il delicato lavoro che svolge ogni giorno. «L'ultima cosa che voglio fare – afferma - è lamentarmi delle difficoltà. Preferisco gioire dei successi che si conseguono nelle aule giudiziarie. Il primo obiettivo, da tenere sempre in mente, è quello di assistere al meglio i nostri clienti, come dimostra anche la vicenda di Marina Ovsyannikova. Ma ciò che veramente preoccupa me e i miei colleghi è l'uscita della Russia dal Consiglio d'Europa. In questo modo ci si priva di un elemento basilare: l'esame delle cause davanti alla Corte europea dei Diritti dell'uomo».

La svolta liberticida impressa nell’ultimo mese preoccupa coloro che sono in prima fila nella difesa dei diritti. «Le nuove leggi – afferma Badamshin - non hanno spaventato solo la gente comune, alcune persone ci sono abituate, altre non hanno paura di niente, ma sono diventate un pretesto per fare pressioni sui media liberi con conseguente blocco massiccio dei siti internet, dove le notizie circolano più liberamente. Gli avvocati inoltre vengono maltrattati. Ma non posso dire che sia diventata una pratica. Piuttosto, è una manifestazione di stupidità e crudeltà da parte dei singoli agenti delle forze dell'ordine».

Quanto all’impegno in favore di Marina Ovsyannikova, il suo legale ritiene che si tratti di una «difesa non difficile, ma unica». «L'unicità – commenta sta nella personalità di Marina, una dipendente di Channel One, nel luogo dell'incidente, vale a dire la testata giornalistica principale, e nella vasta eco suscitata dal caso che l’ha riguardata. Le è stata attribuita una responsabilità amministrativa per un video pubblicato prima della sua azione. Il Comitato investigativo della Federazione Russa sta conducendo inoltre un audit per l'azione andata in onda su Channel One». La protesta di Ovsyannikova è stata un segnale importante per molti? «In un certo senso, sì», risponde Badamshin. «Si è trattato – conclude - di un segnale per tutti coloro, numerosi, che sono contro quanto sta accadendo fuori dalla Russia. Un segnale che dimostra chiaramente che anche sui canali statali ci sono persone che non hanno paura di dichiarare il loro disaccordo nei confronti dell'attuale governo. Un segnale chiaro: indica che non bisogna avere paura».