«Un quadretto che è tutto un programma. La segretaria di partito, il capo corrente, il Presidente del sindacato dei magistrati. Avranno parlato di autonomia e indipendenza della magistratura? Di come politica e giurisdizione devono restare separate?»: il primo a commentare su Twitter  il nostro articolo sull’incontro privato tra Elly Schlein (leader del Pd), Cesare Parodi (presidente Anm), Giovanni Zaccaro (segretario di Area) e Rocco Maruotti (segretario Anm) al congresso di Genova delle toghe progressiste di AreaDg è stato, ça va sans dire, il deputato di Forza Italia Enrico Costa.

Invece i magistrati fanno quadrato intorno al loro presidente e ai suoi colleghi e se la prendono con il nostro giornale: «Avete forzato l’interpretazione di quell’incontro con quel titolo», «non c’era nulla di segreto», «siete voi ad aver strumentalizzato quella chiacchierata parlando di presunto collateralismo», «nessuno si strappa le vesti per quanto abbiamo visto», ci hanno detto un po’ di toghe, appartenenti a tutte le correnti dell’Anm. Qualcuno racconta poi di un Parodi molto irritato dopo la lettura del nostro articolo.

Da quanto appreso, invece, quei pochi minuti del vertice del “sindacato” dei magistrati appartato con la leader del Partito democratico Schlein sarebbero serviti solo per capire quando si terrà il referendum confermativo sulla separazione delle carriere, considerato che al momento le tempistiche non sono ben delineate, dovendo giungere ancora al termine la quarta e ultima lettura in Senato. Inoltre, conoscere la data del referendum serve all’Anm anche per decidere quando tenere l’ultimo congresso prima dell’appuntamento degli elettori alle urne sulla riforma Nordio.

Va fatto strategicamente e ovviamente prima. Dunque niente di eccezionale in quella foto e in quell’incontro: una breve chiacchierata che non sarebbe servita a delineare alcuna strategia comune in vista del plebiscito della prossima primavera, si difendono le toghe. «Riteniamo - ci hanno detto invece Natalia Ceccarelli e Andrea Reale, componenti del Comitato direttivo centrale dell’Anm per il gruppo dei CentoUno - che l’incontro a margine di un convegno tra gli ospiti di maggiore rilievo e una rappresentanza estemporanea e composita della magistratura associata, quale quella che si intravede nella foto pubblicata dal vostro giornale, non sia sintomatico, se non in termini di mera provocazione dialettica, di alcun conclamato collateralismo».

Semmai, hanno proseguito i due, «il problema risiede nella percezione di chi osserva la scena cercando di farsi un’opinione sul voto da esprimere in sede referendaria». In sostanza, per Ceccarelli e Reale «è un problema di immagine e di opportunità, che, in questo momento, i vertici dell’Anm non possono assolutamente trascurare, avendo scelto di svolgere un ruolo attivo nella campagna referendaria con la costituzione del comitato per il “No”, accompagnata alle ripetute petizioni di principio in ordine alla necessità di rifuggire qualunque apparentamento politico».

Di fatto, concludono i CentoUno, «la scena immortalata non danneggia la parte politica ma quella giudiziaria. E questo dimostra quanto sia scivoloso il terreno sul quale l’Anm ha deciso di giocarsi la reputazione in vista del prossimo referendum, e avvalora il rischio da noi paventato di strumentalizzazione politico-partitica delle posizioni assunte dalla magistratura associata nella competizione referendaria».

Intanto, in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama è proseguita la discussione sulla riforma. Come già anticipato nei giorni precedenti la maggioranza e il Governo vorrebbero chiudere prima che la legge di bilancio approdi nell'aula del Senato. È quanto hanno riferito concordemente fonti governative e parlamentari di centrodestra.

Come anticipato già giorni fa dal Dubbio, alcuni consiglieri del Csm hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela in favore del Tribunale dei ministri di Roma dopo le dichiarazioni del ministro della Giustizia in seguito al “no” espresso dalla Camera alla richiesta di autorizzazione a procedere per il caso Almasri. Nordio aveva usato parole durissime: «Lo strazio che il Tribunale dei Ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalle mani, ammesso che li abbiano consultati». Per questo «i sottoscritti consiglieri - si legge nella richiesta firmata dai togati di Area, Unicost e Md oltre ai laici Carbone, Romboli e Papa -, fermo restando la funzione giudiziaria, devono purtroppo osservare come ancora una volta siano stati platealmente superati i limiti di continenza propri di quel diritto grazie ad affermazioni che per il loro contenuto irrisorio e per l’eccezionale diffusione mediatica hanno arrecato grave ed evidente turbamento alla credibilità dell'ordine giudiziario». Da notare, dunque, che la pratica non è stata sottoscritta da Magistratura indipendente, che ancora una volta a Palazzo Bachelet si mostra “collaterale” al Governo.