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VALERIA VALENTE SENATRICE
L’apertura a Roma, nel VI municipio - l’unico governato dalla destra nella Capitale - del primo “Sportello per uomini maltrattati” ha scoperchiato il vaso di Pandora di un nuovo e diffuso attacco alle donne. Facendo chiaro riferimento agli analoghi servizi per donne vittime di violenza, lo sportello in questione opera, con la sua stessa esistenza, un capovolgimento della realtà sul piano simbolico. La violenza maschile contro le donne e quella femminile contro gli uomini vengono poste sullo stesso piano quali espressioni speculari di una (tollerabile?) conflittualità familiare che rimanda a teorie degli anni Settanta. Si compie così un passaggio logico pericoloso. Dalla negazione della violenza maschile, spesso derubricata a “conflitto domestico” anche nelle aule giudiziarie, si arriva alla sua “neutralizzazione”. Il tentativo è di far passare la violenza degli uomini contro le donne, un fenomeno strutturale che affonda le proprie radici nella cultura patriarcale del possesso, del dominio e della sopraffazione del maschile sul femminile, come l’altra faccia della medaglia di una parallela violenza femminile contro gli uomini. La violenza in ambito domestico sarebbe neutra rispetto al sesso, con la conseguenza di rendere inutili gli specifici strumenti di prevenzione e contrasto messi in campo. Ai maltrattamenti maschili farebbero infatti semplicemente eco quelli femminili, di natura soprattutto psicologica, su compagni e mariti, specie nel corso di separazioni e divorzi.
Le nuove frontiere di questo assalto, che avviene non a caso nel nostro Paese mentre è al governo una destra per certi versi estrema, hanno diverse sembianze. Si tratta di attacchi alla maternità e al legame madre-figli, con il massiccio ricorso nel corso dei divorzi al costrutto dell'alienazione parentale (ora ‘rifiuto genitoriale’: madri colpevoli di manipolare figli che si rifiutano di vedere padri spesso violenti); “lapidazioni” social contro le esponenti politiche e della società civile che prendono la parola contro la violenza maschile; querele organizzate contro le giornaliste che difendono le madri abusate cui viene strappata la prole; casi sporadici di reati violenti commessi da donne amplificati e assurti a totem; presentazione di disegni di legge per rimettere in discussione il diritto di famiglia e punire le madri che si separano. Con una precisa strategia narrativa, le donne vittime vengono trasformate in carnefici, proprio mentre nella realtà, grazie a talenti, competenze, coraggio e fatica, acquisiscono più diritti e nuovi spazi di libertà. Una libertà che trova molti uomini impreparati e ostili. Il lupo si traveste da nonna, ma rimane un lupo e ciò accade anche con i nuovi media e i nuovi strumenti tecnologici, che anzi amplificano le dinamiche sessiste e retrograde.
Sono emblematici i casi della piattaforma Phyca.eu e del profilo Facebook “Mia moglie”, che raccontano di una diffusa tendenza maschile al desiderio di violare l’intimità delle donne, non solo famose e sconosciute, ma anche di mogli, compagne e persino figlie. Fa riflettere a tal proposito il caso Pelicot. Ed è ormai chiaro che c’è un intreccio perverso tra uso dei social media, nuove piattaforme, violenza maschile e dinamiche giovanili che conferma purtroppo le donne, le ragazze e le bambine quali soggetti più esposti alla violenza in rete, ai discorsi di odio, alla manipolazione dell’identità consentita dall’Ia. Sono questi i temi che vogliamo approfondire nel convegno dal titolo “Donne, diritti e violenza maschile: le frontiere di un nuovo attacco?”, che si terrà giovedì 16 ottobre dalle 16.30 nella Sala Koch del Senato. Ci confronteremo, a partire da un’ottica dichiaratamente femminista, con Olivia Guaraldo, Marina Calloni, Fabrizia Giuliano, Fabio Roia, Francesco Menditto, Flavia Fratello, Cristina Carelli, Stefano Ciccone, Elisa Ercoli, Lella Palladino, Elvira Reale. Da questo confronto tra le università e la rete antiviolenza ci attendiamo nuove prospettive su cui lavorare.
*Senatrice del Partito democratico