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Due scatti “galeotti” del Dubbio al Congresso di Area: In alto, si riconoscono Elly Schlein e Cesare Parodi, con Rocco Maruotti, segretario Anm, che si intravede sulla destra. In basso, un'altra fase del conciliabo tra la leader dem e il presidente Anm, con il segretario di "Area" Giovanni Zaccaro (la sagoma scura in primo piano)
Quello che si sono detti lo sanno solo loro, ma Elly Schlein (leader del Pd), Cesare Parodi (presidente Anm), Giovanni Zaccaro (segretario di Area) e Rocco Maruotti (segretario Anm) si sono ritagliati sabato circa quindici minuti di colloquio privato al termine dell’intervento della segretaria dem al congresso delle toghe progressiste di “AreaDg”, che si è chiuso domenica a Genova.
Un prolungato cordiale scambio di saluti? Proiezioni sul referendum per la separazione delle carriere? Strategie comuni per fronteggiare la maggioranza? Impossibile saperlo. Apparentemente ognuno seguirà il suo percorso, evitando di apparentarsi ufficialmente l’uno con l’altro, per scongiurare accuse di politicizzazione. Inevitabile, tuttavia, che si faccia insieme quadrato contro il referendum costituzionale targato Meloni e Nordio. «Abbiamo bisogno che l’opposizione faccia davvero e convintamente la sua parte», ci spiega un magistrato, «perché noi siamo pochi e non possiamo essere capillari come un partito».
Un dietro le quinte, quello intercettato sabato dal Dubbio, che, ad esempio, il consigliere sorteggiato, e indipendente, del Csm Andrea Mirenda ha bollato sulla nostra pagina Facebook come «collateralismo», ma che invece non ha messo affatto a disagio Zaccaro e Maruotti, quando abbiamo mostrato loro le foto scattate.
Più imbarazzato è apparso, al contrario, Parodi. Il timore, forse, del vertice del “sindacato” delle toghe è quello di essere al centro di possibili strumentalizzazioni per un’eccessiva vicinanza alla politica, soprattutto a quella di opposizione. Qualcuno maliziosamente e ironicamente ha anche detto: «Chissà che ne penserà Claudio Galoppi...» (segretario di Magistratura indipendente, la corrente di Parodi, ndr). «In fondo non c’è nulla di male a ritagliarsi un momento privato al termine di un evento», tranquillizzano, tuttavia, alcuni membri di “Mi” a cui abbiamo chiesto un commento.
Al di là di questo episodio, il congresso di “AreaDg” ha rimarcato la netta opposizione al governo: «Il ministro Nordio è il peggiore che ci potesse capitare», sussurra qualcuno dopo il suo intervento di sabato da remoto. «Abbiamo ascoltato più volte il guardasigilli richiamare l’importanza di non politicizzare questo momento: ma cosa c’è di più politico di un testo blindato che cambia la Costituzione?», si è chiesto Giuseppe Santalucia, tra i più applauditi. «Cogliamo bene il senso politico del referendum e ci accostiamo ad esso senza schierarci con nessuno, ma con ragionato dissenso», benché la strada più semplice sarebbe stata quella invece della «indifferenza politica o dell’opportunismo compiacente».
Quest’ultimo riferimento, anche secondo voci a margine, pare essere rivolto soprattutto all’Unione Camere penali, che secondo le toghe «si è venduta l’anima al governo pur di portare a casa la separazione delle carriere». Rispetto al rapporto con l’avvocatura penalista, si è espresso duramente anche Zaccaro: «Io tengo al giusto processo, sono un garantista, ma il tema della riforma sposta la terzietà e imparzialità del giudice dal momento del giudicare a quello delle carriere. L’effettività del diritto di difesa va garantito nelle aule, soprattutto per cittadini che non possono permettersi avvocati di grido. Da 20 anni la difesa dei non abbienti è una chimera: chi urla al garantismo li andasse a difendere nelle direttissime del sabato, senza lasciarli agli avvocati d’ufficio, con tutto il rispetto per loro».
I rapporti con la controparte sono talmente tesi che al momento sarebbe stata bocciata l’idea di ospitare un intervento dell’Ucpi alla prossima manifestazione Anm a Roma del 25 ottobre. I magistrati sono comunque convinti di potersi ancora giocare la partita. Ma occorre unità anche nel messaggio e nella sua forza propulsiva. «Dobbiamo avvalerci della forza dei giovani magistrati», ha spiegato, tra le critiche dei presenti, Stefano Musolino, segretario di “Md”, «che si sono espressi nell’assemblea delle scorso dicembre, a cui però l’Anm ha risposto in maniera elefantiaca, burocratica, lentissima. L’Anm ha istituito solo da pochissimo un comitato (quello per il ‘No’, ndr) pieno di regole e regolette che tentano di governare la magistratura più giovane».
Il rischio ora è che ciascun gruppo associativo porti avanti la propria campagna comunicativa, online e offline. «Facciamo volantinaggio», ha proposto per esempio il giudice Federico Pasquarelli, «io sono disposto a farlo nei condomini, dal verduriere...». Dato questo scenario, «è necessario che il presidente Parodi si faccia sentire, che sia aggregatore e richiami tutti su un’unica strada», auspica uno dei big di “Area”.
I sondaggi al momento, comunque, non preoccupano. Anche quello di Noto della scorsa settimana, commissionato da “Porta a Porta”, che vede addirittura il 41 per cento degli elettori M5S a favore della riforma, non sorprende: «Sappiamo bene che l’elettorato grillino ha diverse origini e connotazioni. L’importante è che il partito poi capisca bene quanto è importante scongiurare questa riforma per dare un segnale a Meloni», commenta un’altra toga.
Infine da Genova è partita una denuncia sul tema penitenziario, grazie anche a una maratona oratoria. Per Andrea Vacca, «mentre la luce del diritto, dall’alto del 27esimo piano della Costituzione, ci illumina la strada, scopriamo poi giù l’inferno delle carceri», teatro di una «devastazione dei diritti fondamentali dell'uomo». Per questo, ha chiuso il presidente della Commissione diritto penitenziario dell’Anm, «mi rivolgo alla politica, al ministro Nordio» per misure come «amnistia e indulto» o, anche per la «seppur imperfetta legge Giachetti» sulla liberazione anticipata.
Mentre Cristina Ornano, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari, ha criticato il nuovo Piano carceri varato dal governo con la promessa di diecimila nuovi posti detentivi in due anni: «Appare tanto velleitario, per l’oggettiva complessità e i costi di una tale impresa, quanto inadeguato rispetto al tasso di crescita (+ 12.600 presenze dal 2020 al 2025)», ha stigmatizzato la magistrata.