«Ma che verrà a dire Gratteri sabato all’assemblea? Non è che fa come a Napoli?...». Serpeggia una preoccupazione, tra alcuni magistrati, dopo aver sentito il capo dei pm partenopei intervenire sabato alla “Giornata della giustizia” organizzata nel Tribunale di Napoli per presentare, tra l’altro, il “Comitato per il No” al referendum sulla separazione delle carriere, comitato promosso dall’Anm.

I timori nascono dal fatto che Gratteri ha speso metà del suo intervento non per delineare le criticità della riforma costituzionale («Siamo qui per spiegare i problemi della giustizia, del ‘no’ alla separazione delle carriere possiamo parlare un’altra volta, potrebbe essere oggetto di strumentalizzazioni, per chi non è in buona fede», ha detto): il super-procuratore si è per lo più impegnato ad accusare di incoerenza l’Anm, colpevole di non averlo difeso da diversi attacchi subìti mentre era in Calabria e ora invece alla ricerca della sua presenza come “main sponsor” nella campagna referendaria.

Certo, negli anni l’Anm ha cambiato presidenti e colori, ma la critica di Gratteri sembra non fare differenze. Proprio il 25 ottobre, il sindacato delle toghe si riunisce in Cassazione per alzare la voce contro la modifica dell’ordinamento giudiziario. Del dibattito sarà protagonista esattamente il numero uno della Procura partenopea, che per la prima volta partecipa a un’iniziativa del genere. Ma siamo sicuri che seguirà il copione, che cioè attaccherà la riforma? O si toglierà come a Napoli qualche sassolino dalle scarpe?

Torniamo appunto a quanto detto da Gratteri sabato: «Io in Calabria ho ancora molto consenso (e su questa frase ci sarebbe da fare un articolo a parte, nda) perché c’ho lavorato una vita», ha ricordato. Tuttavia, ha proseguito il magistrato, «questo lavoro di squadra fatto con i miei colleghi non è stato gratis: per anni siamo stati attaccati in modo sistematico dalla massoneria deviata, dalla ’ndrangheta, da indagati che dagli arresti domiciliari telefonavano a un parlamentare per dettare l’interrogazione contro di me, da pezzi dalla magistratura… e ce l’abbiamo fatta». Ancora Gratteri: «Ricordo che l’Anm non ha mosso un dito né per me né per i miei colleghi». Poi l’affondo finale: «Oggi che ho visibilità, notorietà, detto scherzando sono una soubrette, tutti mi cercano, perché attraggo le persone, perché attraggo migliaia e migliaia di persone, quindi ora ‘Gratteri va bene’, prima non andava bene e vi assicuro che sono lo stesso. Però attenzione – ha aggiunto – quando sono arrivato qui, Magistratura democratica di Napoli mi ha scritto un documento contro. Non dimenticate queste cose: oggi non sono contro perché sono comodo, perché vado bene».

La moderatrice Conchita Sannino, giornalista di Repubblica, ha cercato di riportarlo sui binari per fargli dire, davanti a un pubblico di ragazzi, cos’è che non va nella riforma targata Nordio. Ma lui l’ha presa di nuovo alla larga, attaccando la riforma Cartabia e accusando sempre l’Anm di essere stata in quel periodo morbida. Poi la critica al legislatore: «Non c’è una visione, non c’è un’idea di futuro: ogni due o tre mesi c’è una riforma. Vi faccio un esempio: come l’atleta che si allena per le Olimpiadi, ogni due mesi si alza l’asticella di un centimetro, e quindi col salto con l’asta passa per cercare di superare questa asticella».

E giù contro la riforma del 254 ter, che darebbe a un gip e non più al pm la facoltà di decidere se sequestrare il contenuto di uno smartphone, e ancora contro quella del “gip collegiale” per valutare le richieste di carcerazione preventiva: si creerà, dice il procuratore di Napoli, tutta una serie di incompatibilità che paralizzeranno i Tribunali. E sul ministro della Giustizia: «Nordio dice tante cose, salvo poi essere smentito dalla storia e dai fatti». «Io non posso stare zitto davanti a queste cose, bisogna parlare anche a costo di disturbare il manovratore, ma per essere credibili bisogna sempre incominciare dalla riforma Cartabia, perché l’ Anm che diceva ‘la Cartabia è una buona riforma’ poi non è credibile quando dice chela riforma Nordio non è una buona riforma. La comunicazione è importante: non dobbiamo fare il tifo per nessuno, solo in questo modo possiamo recuperare credibili nell’opinione pubblica».

Chi doveva capire ha capito: Gratteri non lo si contiene, non gli si può affidare un canovaccio. E però il pericolo è che disorienti la platea. Nel chiudere l’incontro è toccato al magistrato Gerardo Giuliano, vicepresidente del Comitato del No, toga moderata di Magistratura Indipendente, cercare di tornare nei binari: «Voglio rassicurare tutti: questa Associazione nazionale magistrati ha costituito il Comitato non per un’indicazione che viene dall’ alto ma per una sollecitazione che viene dalla base, che viene dall’assemblea generale. Nessuno dall’alto ci ha chiesto di essere qui, siamo qui perché ce l’hanno chiesto i colleghi, soprattutto i più giovani. Abbiamo invertito la rotta».

Giuliano poi, date le polemiche nate sull’iniziativa, ha rivendicato il diritto dei magistrati di spiegare la loro contrarietà, allontanando però lo spettro della politicizzazione: «È la prima volta che l’Anm costituisce un comitato perché è la prima volta che si propone un referendum di tale portata nei confronti della magistratura – ha detto Giuliano –. È questo il motivo, un motivo puramente tecnico» alla base delle ragioni per cui ci si rivolgerà «soprattutto ai cittadini». Alle polemiche sulla nascita del comitato, Giuliano ha risposto che quello in atto da parte della magistratura è «un esercizio di democrazia, la possibilità di parlare, di raccontare le proprie ragioni» ma «tenendo l’obiettivo politico lontano. Se i sindacati possono parlare di riforme del lavoro, se l’imprenditoria può parlare di riforma dell’impresa, se gli artigiani possono fare altrettanto, se gli avvocati giustamente possono parlare di giustizia, perché non possiamo farlo noi parlando degli argomenti?», si è chiesto Giuliano alla fine.