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L’aula Arengario è una bella sala convegni nel moderno Palazzo di giustizia partenopeo. In passato ha ospitato anche eventi dell’avvocatura, non solo dei magistrati, e non c’è da stupirsi se continua a essere “prenotata” spesso. Ma il programma allestito per sabato nello spazio ricavato all’interno del tribunale, a partire dalle 14.30, dall’Anm sezione Napoli è oggettivamente singolare.
In un’accattivante locandina il sindacato delle toghe annuncia l’incontro intitolato “La giornata della giustizia” e precisa che, dopo una lunga serie di prestigiosi interventi, «sarà presentato il Comitato promotore per il No alla riforma costituzionale di separazione delle carriere». In pratica giudici e pm, all’interno dell’edificio in cui lavorano, si apprestano a celebrare un incontro politico a tutti gli effetti. Come se il Palazzo di Giustizia non fosse appunto il luogo in cui i magistrati esercitano la loro funzione: proprio lì le toghe hanno deciso di scagliarsi contro la volontà del Parlamento, massima espressione della sovranità popolare nello Stato di cui le stesse toghe fanno parte.


Il corto circuito logico, cognitivo e soprattutto istituzionale è abbastanza clamoroso. Davvero non è facile spiegare che un magistrato esercita un potere repubblicano e poi interviene a una sorta di comizio per contestare un altro potere della Repubblica. Forse non è neppure correttissimo dal punto di vista deontologico. I comitati referendari sono citati dalla legge come “soggetti politici”. E fonti del governo fanno notare che «l’attivismo anti-riformatore dell’Anm entra in collisione con l’articolo 98 della Carta costituzionale, dove sono sancite due cose: i “pubblici impiegati”, dunque anche i magistrati, “sono al servizio esclusivo della Nazione”, e la legge stabilisce, per gli uomini dello Stato, “limitazioni al diritto d’iscriversi a partiti”. Ora ditemi se il Comitato per il No non si comporta come, e se non è, alla luce anche della legge, un partito...».
In effetti basta scorrere la locandina per rendersi conto che l’evento ha proprio una connotazione politica in senso stretto: intanto si precisa che, nella “Giornata della Giustizia”, i “magistrati del Distretto di Napoli accoglieranno giovani, studenti, associazioni e cittadini in una maratona di idee, dibattiti e spettacolo”. Le toghe e i cittadini, dunque: e già è la chiara premessa di un intento sostanzialmente propagandistico.
Poi il contenuto politico: “Discuteremo di giustizia, di pace, di parità di genere”. E quindi il lungo elenco dei protagonisti, fra i quali spiccano «Nicola Gratteri» – che è pur sempre il procuratore di Napoli e che parlerà di riforme, inclusa la separazione delle carriere, e di referendum da contrastare, nel Palazzo in cui c’è anche il suo ufficio di capo dei pm –, la «presidente della Corte di Appello di Napoli Maria Rosaria Covelli» e «il procuratore generale Aldo Policastro», e vale sempre lo stesso discorso.
Dulcis in fundo, conclude la locandina dell’Anm Napoli, il battesimo partenopeo del Comitato “anti-Nordio”, celebrato da «Marinella Graziano (vicepresidente vicaria del Comitato stesso, ndr) e Gerardo Giuliano (vicepresidente segretario, nonché consigliere di Corte d’appello a Napoli, ndr). Il tribunale come palco di un comizio, con i magistrati a intrattenere la folla. Tutto normale? Forse sì, in un Paese in cui l’Anm fa politica dai tempi di Mani pulite.