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L'avvocato Domenico Aiello difende l'ex procuratore di Pavia Mario Venditti
Il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato, su ricorso dell’avvocato Domenico Aiello, anche il secondo decreto di sequestro dei dispositivi dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, indagato nel filone del caso Garlasco che lo vede accusato di corruzione in atti giudiziari. Un primo annullamento era stato deciso dal Riesame il 17 ottobre. La decisione riguarda anche i dispositivi degli ex carabinieri pavesi Giuseppe Spoto e Silvio Sapone.
I giudici hanno ordinato per tutti e tre la restituzione di tutti i beni sequestrati, unitamente ai dati eventualmente già estrapolati. Telefoni e pc di Venditti rimangono, comunque, in mano a pm e investigatori, poiché la procura aveva deciso di effettuare un accertamento irripetibile per le copie forensi e l’estrazione dei dati. La difesa ha poi chiesto di procedere, eventualmente, con incidente probatorio, nominando un perito terzo. Aiello aveva fatto notare che, oltre all’assenza di gravi indizi di colpevolezza, anche nel secondo decreto la procura non aveva indicato parole chiave per effettuare le analisi sui dispositivi, volendo portare avanti una ricerca a tappeto estesa per 11 anni, dal 2014, cioè dalla nomina a Pavia fino ad oggi. La delimitazione del periodo temporale di estrazione e l’individuazione delle parole chiave, sono parametri «prescritti dalla norma e dalla Cassazione», aveva precisato Aiello.
Per il Riesame, cercare «dati di interesse» investigativo setacciando il periodo che va dal 2014 al 2025 per dimostrare un ipotetico reato commesso a febbraio 2017 è un fatto che desta «perplessità» perché offre «termini sensibilmente difformi» rispetto ai «confini temporali» delle accuse. Nell’annullare il sequestro, il Riesame contesta anche la violazione della «ragionevolezza temporale» della «durata» del sequestro, che non era stata specificata nei decreti della procura. Venditti, ha esortato il Riesame, non deve essere sottoposto a «zone franche» del diritto. Per i giudici, infatti, ogni motivazione alla base di perquisizioni e sequestri deve rispettare un «canone di proporzionalità», come appunto parole chiave e criteri di selezione, per evitare ricerche “a strascico”.


