Si è trasformata in un confronto durissimo la fase istruttoria sull’indagine che vede l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti indagato per corruzione in atti giudiziari. Dopo l’udienza al Tribunale del Riesame di Brescia, la tensione tra la difesa e i vertici della Procura bresciana è esplosa attraverso dichiarazioni pubbliche incrociate, che rimarcano un clima di forte contrapposizione.

Aiello: «Serve riserbo, ma anche lealtà. Reputazione distrutta alle 9 del mattino»

L’avvocato Domenico Aiello, difensore di Venditti, ha replicato alle osservazioni del procuratore generale Guido Rispoli e del procuratore capo Francesco Prete, che avevano stigmatizzato i suoi “attacchi sopra le righe”. Il legale controbatte ricordando che il riserbo deve valere per tutti: «Come i difensori hanno il dovere di studiare e rimanere ancorati al fascicolo, così lo stesso obbligo dovrebbe governare il pubblico ministero. Lealtà, probità e riserbo non sono optional». Aiello contesta anche il mancato deposito immediato delle dichiarazioni rese da tre ex difensori di Andrea Sempio, da cui emergerebbero — secondo indiscrezioni — pagamenti in nero rimasti nella disponibilità dei legali e non dell’ex procuratore. Il passaggio più netto riguarda il giorno delle perquisizioni, il 26 settembre: «Prima ancora che entrassi in casa del dottor Venditti, alle ore 9 la sua reputazione era già distrutta a reti unificate. Altro che riserbo».

La replica dei vertici della Procura: «Il pm ha l’obbligo del silenzio»

In una nota congiunta, Rispoli e Prete ribadiscono la posizione dell’ufficio: «Per il pubblico ministero vige il divieto disciplinare di qualunque esternazione sulle indagini. Il riserbo tutela anche la presunzione di innocenza dell’indagato». E aggiungono: «La continenza e il rispetto per il contraddittore devono ispirare la condotta di ogni parte processuale». Secondo i magistrati, le dichiarazioni della difesa rischiano di spostare il processo «su terreni impropri», mentre l’inchiesta sul presunto sistema di corruzione nella gestione di alcuni atti giudiziari a Pavia prosegue il suo corso.

L’udienza mancata e il nodo dei verbali

La frizione nasce anche dal fatto che la Procura non si è presentata all’udienza di venerdì 14 novembre, durante la quale si discuteva il sequestro dei dispositivi elettronici di Venditti. Aiello parla di «atteggiamento farisaico» da parte dei pm, che - sostiene - avrebbero già acquisito elementi utili a ridimensionare l’ipotesi di reato. La Procura, invece, motiva l’assenza con l’obbligo di riserbo e la necessità di evitare esposizioni improprie.

Venditti in tv: «Mi sarei dovuto fermare nel 2017. Non ho preso denaro»

Mentre nelle aule giudiziarie il confronto si inasprisce, Mario Venditti è intervenuto nel programma “Dentro la Notizia” su Canale 5, offrendo la sua versione. L’ex procuratore afferma: «Mi sarei dovuto fermare nel momento in cui la Corte d’Appello di Brescia dichiarò inammissibile la revisione. Ho proseguito per eccesso di zelo». Sul nodo economico, Venditti respinge ogni addebito: «Io dovrei essere il corrotto, il destinatario finale del denaro. Ma quei movimenti si sono fermati agli avvocati di Sempio». E si dice «assolutamente convinto» dell’estraneità di Andrea Sempio all’omicidio di Chiara Poggi, tornando così al cuore del caso Garlasco.