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«Vi presento il tutore Maria Luisa Palladino che ha fatto togliere i figli alla famiglia del bosco .....senza sapere che la vedo tt i giorni a fare colazione al bar dove mi trovo a vasto marina a vuless piglia a calci nel culo a sta mappina». Quello che avete appena letto è solo uno dei tanti messaggi d’odio scagliati in rete contro Maria Luisa Palladino e Marika Bolognese, avvocate dell’Ordine di Vasto nominate rispettivamente tutore dei minori e curatore speciale dei minori dal Tribunale per i Minorenni di L’Aquila nella delicatissima vicenda Trevillion–Birmingham. Una vera e propria gogna social, alimentata da insulti, minacce e attacchi personali, che ha travalicato ogni limite del legittimo dissenso per trasformarsi in una campagna di odio mirato.
I messaggi, diffusi soprattutto sui social network, hanno preso di mira non solo il ruolo pubblico svolto dalle due professioniste nell’ambito del procedimento, ma anche la loro vita privata, con riferimenti espliciti alle abitudini quotidiane, ai luoghi frequentati e persino ai contatti personali. Un’escalation preoccupante, che ha indotto l’Ordine degli Avvocati di Vasto a intervenire formalmente per stigmatizzare quanto sta accadendo.
Il Coa ha condannato con una delibera i «violenti attacchi e insulti sui social network in relazione alle funzioni ed ai ruoli pubblici per i quali sono state nominate, finite in un vortice deprecabile di bullismo mediatico, al punto che alcuni soggetti, rintracciando dati e contatti personali delle stesse, hanno inveito e diretto nei loro confronti minacce di ritorsioni nell’ipotesi in cui i minori coinvolti, unitamente ai propri genitori, non fossero tornati a vivere nel proprio contesto abitativo, contestando inoltre l’accettazione dell’incarico loro conferito ed accusandole di percepire ingenti compensi».
Il clima di ostilità non ha risparmiato neppure la magistratura. Vittima della follia social è stata infatti anche Cecilia Angrisano, presidente del Tribunale per i Minorenni di L’Aquila e firmataria dell’ordinanza di allontanamento temporaneo dei minori, anch’ella raggiunta da insulti e invettive, seppur estranea a qualsiasi esposizione mediatica diretta.
Per il Coa di Vasto, il senso e il contenuto dei commenti e dei messaggi è «lesivo della dignità e dell’onore professionale delle professioniste suindicate e dell’intera classe forense, nonché della magistratura coinvolta, non riconoscendo le importanti funzioni connesse ai ruoli pubblici che le stesse sono chiamate ad esercitare con competenza e rispetto dei più alti valori e principi costituzionali, manifestando una pressoché completa non conoscenza della funzione e del ruolo dell’avvocato e del magistrato in tali contesti, della funzione sociale connessa all’esercizio della professione forense, dell’impegno solenne ad osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell’assistito nelle forme e secondo i principi del nostro ordinamento».
Da qui la ferma presa di posizione dell’Ordine nella difesa e nella promozione dei diritti e della dignità delle due avvocate, richiamando al «rispetto della più alta funzione sociale della classe forense, chiamata a svolgere l’incarico ricevuto in piena indipendenza, autonomia, libertà e senza alcuna minaccia». Una presa di posizione che va oltre il singolo caso e che richiama l’attenzione sul clima sempre più aggressivo che circonda l’esercizio di funzioni pubbliche sensibili, specie quando riguardano minori e famiglie, e sulla necessità di tutelare chi opera, per mandato dell’autorità giudiziaria, nell’interesse superiore dei bambini.


