Opposizione parlamentare e Anm stanno creando deliberatamente un asse per fronteggiare al meglio il referendum sulla separazione delle carriere? Dipende dal destinatario della domanda.

Intanto ieri il ministro Carlo Nordio, dal forum di Cernobbio, ha dichiarato, con un tono quasi paternalistico nei confronti delle toghe: «Noi faremo di tutto per cercare di convincere i colleghi magistrati che sarebbe un disastro se accettassero l'invito, come già fatto in Parlamento da parte del Partito democratico, di allearsi a loro in una sorta di campagna contro il governo». Per il Guardasigilli «sarebbe estremamente pernicioso perché la magistratura così si mostrerebbe ai cittadini ancora più politicizzata, e già la vedono abbastanza politicizzata».

Nella quasi certezza di una vittoria al plebiscito, Nordio prova dunque a mettere in guardia i suoi ex colleghi dallo schierarsi apertamente coi partiti e dall’abbandonare le argomentazioni tecniche sulla riforma per abbracciare quelle più largamente politiche, ad esempio attaccando chi questa riforma l’ha teorizzata, nel passato e nel presente. D’altronde pare che quest’alleanza si stia consolidando.

Primo segnale: stamattina proprio il Pd ha organizzato delle audizioni informali (non potendosene svolgere altre in questa seconda fase di deliberazione iniziata alla Camera) tra i rappresentanti del mondo della giustizia, dell'associazionismo e delle parti sociali per «continuare a discutere e preparare la campagna per il referendum su questa finta riforma della giustizia», ha spiegato Chiara Braga, capogruppo dem a Montecitorio. Ha rincarato la dose la responsabile Giustizia del Nazareno, Debora Serracchiani: «La maggioranza ha scelto la strada dello scontro e dell’imposizione, colpendo l’equilibrio tra i poteri. Il Partito democratico è pronto a contrastare questa deriva con determinazione, aprendo spazi di confronto e ascolto con la società civile e con tutte le forze che condividono la necessità di difendere i principi fondamentali della nostra democrazia».

Insomma, le porte sono aperte per chiunque voglia mettere una ‘X’ sul ‘No’ al referendum della prossima primavera. E a raccogliere l’invito del Pd è stato proprio Cesare Parodi, presidente dell’Anm, che ha esordito: «Partecipo a questa iniziativa come ho partecipato ad altre occasioni di approfondimento tecnico organizzate da partiti di maggioranza. E spero di farlo nuovamente ospite di soggetti della maggioranza parlamentare». Il leader del “sindacato” delle toghe non poteva non accettare l’invito a una iniziativa dem che ha assunto più un valore simbolico e comunicativo che reale.

In questi mesi si è discusso molto degli eventuali rischi della riforma nelle commissioni di Montecitorio e di Palazzo Madama, e anche negli stessi faccia a faccia richiesti a tutti i partiti proprio dall’Anm. Quello di ieri è solo il primo atto di una stagione che vedrà uno scontro sempre più aspro tra le fazioni in campo. E per questo gli alleati servono più che mai, in questo momento, anche alle toghe. Tuttavia Parodi è ben consapevole dei pericoli sottesi a uno schiacciamento della magistratura sul fronte antagonista alla maggioranza di governo. Lo si evince quando, sempre durante l’evento del Pd, ha voluto ribadire che «dopo aver letto le parole del ministro, ribadisco che noi non siamo vicini a nessun partito, ma ci battiamo per delle idee, intervenendo nel dibattito pubblico sulla giustizia. Non verremo mai meno al nostro ruolo di assoluta indipendenza da qualunque soggetto politico». È chiaro che, se fosse per lui, Parodi eviterebbe qualsiasi sovraesposizione, ma è altrettanto evidente che ha il mandato di quasi la totalità dell’Anm di fare il possibile per scongiurare la sconfitta referendaria.

Un secondo indizio induce a pensare che l’asse Pd-Anm si stia rafforzando ed è la presenza del segretario generale del “sindacato” dei magistrati, Rocco Maruotti, al panel “Riforma o controriforma della giustizia?”, alla festa nazionale del Pd a Reggio Emilia, in programma stasera. Ma il magistrato rifiuta la prospettiva di Nordio. E ci dice: «La magistratura italiana non si allea con nessuno, tantomeno con i partiti politici. Il solo fatto che a ipotizzarlo sia il ministro della Giustizia è il sintomo di una visione distorta, che viene diffusa e alimentata anche con affermazioni come quella secondo cui la magistratura sarebbe politicizzata».

Per Maruotti «ben altra cosa è che i magistrati accettino di confrontarsi sui temi della giustizia con chiunque dia loro la possibilità di farlo, in modo da spiegare ai cittadini i pericoli insiti nella riforma Nordio. Cosa che speriamo di poter fare anche sul palco di Atreju se, come credo, l’Anm verrà invitata, com’è successo negli scorsi anni». Un anno fa era stato infatti ospite della kermesse di Fratelli d’Italia l’allora presidente Anm Giuseppe Santalucia.