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CARLO NORDIO MINISTRO
«Il magistrato che sbaglia perché non conosce le leggi o le carte, o perché, per ottusità preconcetta, manda in prigione un innocente, non deve pagare con il portafoglio: deve pagare con la carriera, deve cambiare mestiere»: è duro l’attacco che il Ministro Nordio ha riservato ieri alla magistratura. L’occasione gli è stata fornita dalla proiezione dei primi due episodi di Portobello, la nuova serie diretta da Marco Bellocchio sulla vicenda di Enzo Tortora e presentata Fuori Concorso alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia.
Nel mirino del Guardasigilli ci sarebbero quei pm responsabili di «indagini frettolose» e di gip troppo appiattiti sull’accusa. Tanto è vero che Nordio ha rivendicato che dall’agosto 2026 sulla eventuale privazione della libertà personale deciderà un gip collegiale. «Se questa legge fosse già entrata in vigore, per esempio, anche altri provvedimenti cautelari, pure recenti, non sarebbero venuti» ha detto l’inquilino di via Arenula, riferendosi molto probabilmente all’inchiesta sull’urbanistica milanese.
Nordio ha poi ammesso con realismo: «Io stesso come magistrato sicuramente avrò qualche volta errato mandando in prigione delle persone che poi sono state dichiarate innocenti, perché l’errore giudiziario è fisiologico nella professione del pubblico ministero. Però non l’accanimento, non il pregiudizio e non la cattiva fede che è stata dimostrata in questo film da parte di alcuni magistrati. E se non è cattiva fede, è stata ottusità». Insomma, a pochi giorni dalla ripresa dei lavori alla Camera sulla separazione delle carriere, Nordio alza il tiro dopo che anche la premier Meloni dal palco di Rimini aveva assicurato che il Governo sulla riforma della giustizia non si sarebbe fatto fermare da «giudici politicizzati».
Un autunno caldissimo è alle porte. Certo è difficile che le parole del Ministro si possano trasformare in una previsione normativa: al momento qualsiasi tipo di riforma è congelata in vista del referendum della primavera 2026. E anche pensare di “colpire” dopo il plebiscito i pm con le manette facili attraverso una modifica del codice di rito sarebbe una ipotesi da scongiurare. Tale eventualità potrebbe essere presa a pretesto dai detrattori della riforma dell’ordinamento giudiziario per confermare che la maggioranza ha davvero come scopo quello punitivo della magistratura e non uno onestamente riformatore.
Comunque sul tema è tornato il deputato di Forza Italia Enrico Costa: «Come si può far rispondere il magistrato a livello di carriera se le valutazioni di professionalità vertono su atti selezionati “a campione”? Se nel “campione” non compaiono gli arresti ingiusti, chi ha sbagliato prosegue indisturbato la sua carriera. Avevo proposto che il fascicolo contenesse tutti gli atti del magistrato ed i loro esiti, ma le toghe di via Arenula, unite a quelle del Csm, hanno rigettato questa proposta. Auspico che alle parole odierne di Nordio seguano norme conseguenti».
Infine, Nordio ha concluso da Venezia sostenendo che «il nostro progetto adesso, dopo la riforma costituzionale e il presumibile referendum, sarà quello di riportare il codice di procedura penale alle sue origini, che sono quelle garantiste, volute da Giuliano Vassalli, tra l’altro eroe della Resistenza, quindi non sospettabile di autoritarismo».
Queste parole sembrano confermare quanto da noi scritto qualche giorno fa sugli interna corporis della commissione Mura per la riforma del processo penale: se è molto probabile che Nordio prima di Natale sottoporrà all’attenzione del Parlamento la relazione sui lavori della commissione è altrettanto plausibile che riforme di spessore riguardanti il processo penale, come quella sulla custodia cautelare, sono rimandate a dopo il referendum, tempistiche elettorali permettendo.