Il dl sicurezza potrebbe finire in fumo, almeno in parte. Si riapre il dibattito sul decreto sicurezza e in particolare sull’articolo 18 che vieta «l'importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l'invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa coltivata nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati». La Gip di Brindisi, Barbara Nestore, ha infatti sollevato la questione di legittimità costituzionale del citato articolo 18.

La decisione della Gip è scaturita da un caso di sequestro di un carico di canapa, trasportato a bordo di due camion di nazionalità bulgara e destinato ad aziende italiane, eseguito dalla Guardia di Finanza di Brindisi a dicembre del 2024. A maggio la Procura aveva disposto la distruzione del carico, al decreto di distruzione però si sono opposti gli imputati, i cui legali hanno chiesto alla giudice di sollevare la questione di legittimità costituzionale. Richiesta accolta dal Tribunale che ha sospeso il procedimento e trasmesso gli atti alla Consulta, in quanto la norma sarebbe in contrasto con gli articoli 13, 25, 27, 77 e 117 della Costituzione.

In base alle stime delle associazioni di categoria il comparto della cannabis light in Italia coinvolgeva circa 3mila aziende, dava lavoro a più di 22mila persone e creava un indotto intorno ai 2 miliardi di euro all’anno. Dall’entrata in vigore del dl sicurezza produttori e rivenditori sono stati equiparati a narcotrafficanti e da un giorno con l’altro migliaia di persone si sono trovate senza lavoro o in una condizione d’illegalità.

La cannabis light contiene CBD e quantità irrisorie di THC (pari circa allo 0.3%) e a livello europeo è considerata sostanza non drogante, inoltre la sentenza della Corte di giustizia europea del novembre 2020, che ha deciso la causa C- 663/18, ha stabilito che la commercializzazione del cannabidiolo prodotto legalmente è consentita dal diritto dell’Ue.

Quasi per un caso del destino poche ore prima del rinvio Filippo Blengino, segretario di Radicali italiani, martedì ha messo in atto un’azione dimostrativa al fine di denunciare l’iniquità e la non costituzionalità della norma. È stato arrestato per aver venduto cannabis light e poi rilasciato la sera stessa.

Martedì ha allestito un banchetto al mercato di piazza Foroni a Torino e ha venduto a un prezzo simbolico delle dosi di cannabis light, perché?

«È partito tutto dalla necessità di ripetere questo gesto, perché pochi giorni fa ho ricevuto l’ordinanza del Gip di Roma che ha disposto l’archiviazione per la prima dimostrazione, fatta a maggio. Nell’ordinanza vengono sostenute tesi poco lineari, come il fatto che il reato non sussiste in quanto si è trattato di un’azione politica e dimostrativa, ed hanno archiviato. L’esigenza era quella di arrivare in tribunale a fare qualcosa che potesse essere immune a qualsiasi cavillo a cui potesse aggrapparsi un procuratore. Questa volta abbiamo preparato 500g di cannabis light, frazionata in 97 bustine da 5 g l’una, e l’ho venduta a 1 euro al grammo, con me avevo anche un bilancino di precisione – richiesto per la configurazione del reato di spaccio – e il denaro contante derivato dall’azione di vendita».

Non è la prima volta, già a maggio aveva aperto un cannabis shop nella sede di Radicali Italiani, com’è andata?

«In quell’occasione fu molto difficile far intervenire le forze dell’ordine, il decreto era entrato in vigore da poco, anche allora mi sono denunciato per spaccio ma poi è intervenuta l’archiviazione, tra l’altro non hanno mai fatto alcuna analisi sulla sostanza e di conseguenza non hanno mai saputo il reale tasso di THC, solo perché il gesto è considerato politico sembra ricevere un qualche tipo di immunità».

Ieri è stato tratto in arresto e poi rilasciato, cosa succede ora?

«Noi abbiamo preso l’ordinanza di archiviazione ( a proposito della separazione delle carriere il Pm chiede l’archiviazione, il gip non fa domande e archivia) e abbiamo usato le motivazioni addotte dal Pm come un vademecum per evitare che questo si ripetesse. Mi hanno sequestrato la merce e dovrebbero fare le analisi, sono stato fotosegnalato, perquisito e ora ci saranno le indagini. Dovrebbe esserci il rinvio a giudizio una volta che verrà convalidato il sequestro. Speriamo che i tempi siano celeri e nel momento in cui inizierà il processo solleveremo la questione di legittimità costituzionale. La norma si pone in contrasto con principi costituzionali come quello di proporzionalità e con direttive dell’Unione Europea, mi pare difficile che la Corte non si esprima contro questo articolo. Il vero tema è che nel frattempo passeranno mesi, se non anni durante i quali tanti altri negozi chiuderanno e altre persone verranno arrestate e poi rilasciate».

Con queste azioni di denuncia ha raccolto il testimone di Marco Pannella.

«Ci provo, quella di dicembre ( contro il nuovo codice della strada ndr) è andata a buon fine e sono stato rinviato a giudizio e ora stiamo preparando le carte per il processo, che dovrebbe iniziare il 22 gennaio e poi vediamo come va, lì fu anche molto interessante come azione anche perché diversi tribunali hanno segnalato l’anticostituzionalità della norma. Cerchiamo di seguire il solco tracciato da Pannella. Prima del decreto sicurezza avremmo voluto andare avanti con altre azioni sulla cannabis “normale” e su altre sostanze, oggi siamo tornati indietro e siamo tornati a usare strumenti come questo per difendere una sostanza che praticamente è basilico. Il dramma è di dover fare passi indietro per difendere battaglie già vinte in passato».