«Mi domando, e lo dico da cittadino, come mai il dottor Gianfranco Colace non sia stato ancora segnalato per qualche incarico o promozione», dichiara Stefano Esposito, ex senatore del Pd, commentando con Il Dubbio la decisione di questa settimana del Consiglio superiore della magistratura di archiviare il suo esposto contro il pm torinese. «Leggendo la delibera con cui lo hanno archiviato ho infatti capito che per il Csm violare la Costituzione, come ha fatto Colace, non è un problema, anzi al contrario», prosegue con tono ironico l’ex parlamentare dem. Il Csm, dopo aver ricevuto dalla procura generale della Cassazione l’esposto, aveva aperto una pratica di incompatibilità ambientale nei confronti del magistrato in Prima commissione.

Esposito, in particolare, stigmatizzava il fatto che Colace avesse utilizzato delle sue intercettazioni in un procedimento penale dove era stato accusato di corruzione e traffico di influenze. Per la cronaca Esposito era stato intercettato indirettamente circa 500 volte nell’arco di tre anni (dal 2015 al 2018). L’utilizzo di tali ascolti era avvenuto senza però richiedere l’autorizzazione a Palazzo Madama e quindi in totale spregio delle guarentigie parlamentari.

Il procedimento penale in questione, denominato con non molta fantasia “Bigliettopoli”, era stato poi trasmesso per competenza territoriale al Tribunale di Roma dove veniva definito con decreto di archiviazione emesso dalla sezione gup, previo annullamento, con sentenza della Corte costituzionale, della richiesta di rinvio a giudizio e del decreto di rinvio a giudizio emessi dai magistrati di Torino. Il Csm aveva sanzionato Colace con la perdita di un anno di anzianità e con il trasferimento in altro distretto con funzioni giudicanti civili per la «negligenza o ignoranza inescusabile» con cui aveva gestito tale procedimento. Essendo pendente l’appello in Cassazione contro la sentenza disciplinare, Colace ad oggi continua però a prestare servizio alla Procura di Torino. «Noto inoltre – aggiunge allora l’ex senatore dem – che tutti questi ascolti, come scrive il Csm, sono stati avallati dai vertici del Palazzo di giustizia. Una tesi che ho sempre sostenuto ed è la prova che in questa vicenda il pm paga per tutti. Il problema della giustizia in Italia non è solo quella della separazione delle carriere: un tema centrale è il Csm che fa acqua da tutte le parti ed io userò questa delibera nella prossima campagna referendaria proprio come esempio», conclude Esposito.

La delibera è passata a maggioranza con 5 voti contrari e 10 astenuti. Anche se l’archiviazione era stata votata all’unanimità in Prima commissione, presieduta dal laico di Forza Italia Enrico Aimi, il dibattito in Plenum è stato dunque dai toni accesi. Sia Isabella Bertolini e Felice Giuffrè, laici di FdI, insieme al renziano Ernesto Carbone, avevano richiesto il ritorno in Commissione per «carenze istruttorie», con la necessità di sentire i rappresentanti dell’avvocatura. In Commissione erano stati ascoltati solo il procuratore generale ed il procuratore di Torino secondo i quali non c’era alcun problema ambientale e funzionale e che pertanto Colace, “punta di diamante” dell’ufficio inquirente del capoluogo piemontese, poteva continuare a prestarvi servizio.

Il comportamento di Colace denota «malafede», ha esordito Bertolini, evidenziando la necessità di un suo urgente trasferimento. «È troppo forte il sospetto della sua compromissione ambientale, fatto che condizionerà ogni sua decisione e determinerà così un circolo vizioso», ha proseguito Bertolini domandandosi in quali casi, se non in uno come questo, vada disposto il trasferimento per incompatibilità ambientale per un magistrato.

La laica modenese nel suo intervento ha anche sottolineando gli insuccessi delle indagini di Colace che avevano avuto grande rilievo mediatico con il ricorso spesso a nomi suggestivi. Sono tanti i «flop» di Colace, aveva puntualizzato Bertolini, scatenando però la dura la reprimenda dei togati. Una reazione, va detto, quanto mai surreale dal momento che il termine “flop” è anche stato utilizzato nei lavori preparatori della riforma Cartabia a proposito delle valutazioni di professionalità delle toghe. Ma non è novità: è noto che i magistrati sono sempre molto suscettibili quando si parla di loro.