«Il Consiglio superiore della magistratura, votando Paolo Guido procuratore di Bologna, non ha rifatto l’errore di quando nel 1988 bocciò Giovanni Falcone per l’allora posto di consigliere istruttore a Palermo», ha affermato l’avvocata Claudia Eccher, componente laica di Palazzo Bachelet in quota Lega.

«Ci accusano sempre di votare candidati asseritamente “filogovernativi”. Il nostro voto compatto per il dottor Guido, magistrato che certamente non può essere etichettato come una toga di destra, dimostra invece l’esatto contrario: abbiamo premiato il merito e non l’appartenenza correntizia», le fa eco Isabella Bertolini, avvocata modenese, esponente di Fratelli d’Italia al Csm. La nomina di Guido, giunta la scorsa settimana al termine di una appassionata discussione, aveva spaccato il Csm.

Per l’ormai ex procuratore aggiunto di Palermo si erano espressi il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli (avvocato padovano voluto dalla Lega), i cinque consiglieri laici di centrodestra (Isabella Bertolini, Daniela Bianchini e Felice Giuffrè di FdI), Claudia Eccher ( Lega), Enrico Aimi (FI), sei togati su sette di Magistratura indipendente, il gruppo moderato, ma pure i tre laici espressione dell’opposizione: Ernesto Carbone (Italia viva), Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (M5S). A preferire Rosa Raffa, aggiunta a Messina, i sei togati progressisti di Area, la giudice Mimma Miele di Magistratura democratica, i quattro centristi di Unità per la Costituzione ed Edoardo Cilenti di Magistratura indipendente.

Astenuti la prima presidente della Cassazione Margherita Cassano, il procuratore generale Pietro Gaeta, il togato indipendente Andrea Mirenda. Sulla carta Raffa era la più titolata, vantando oltre sei anni di maggiore anzianità ed essendo stata procuratrice a Patti e facente funzione a Messina per un anno. Proprio come Antonino Meli nel 1988.

Guido, 58enne di origini calabresi, ha trascorso tutta la sua carriera alla procura di Palermo, dove si è occupato di indagini relative ai reati contro la pubblica amministrazione prima di passare alla Direzione distrettuale antimafia. In tale ufficio ha coordinato le inchieste prima sulle cosche palermitane e poi sui clan trapanesi, sfociate con la cattura dell’ex latitante Matteo Messina Denaro.

Guido è infatti l’artefice dell’arresto del capomafia di Castelvetrano, finito in manette il 16 gennaio del 2023 dopo oltre un decennio di indagini Il suo nome però è noto anche per essersi “dissociato” dai colleghi nell’inchiesta sulla trattativa Stato- mafia, non risultando firmatario degli atti che definirono il procedimento con la richiesta di rinvio a giudizio. Sempre lontano dai riflettori, schivo e discreto, Guido è uno di quei magistrati che non va in televisione e non fa interviste.

Altro aspetto che deve aver influenzato positivamente i laici di ogni schieramento. Si profilano comunque ricorsi da parte degli esclusi.