Qualche giorno fa si è svolta a Palermo nell’Aula magna della Corte d’appello una interessante tavola rotonda intitolata “La funzione nomofilattica della Corte di Cassazione in dialogo con la giurisprudenza di merito”. L’iniziativa, organizzata dal Consiglio nazionale forense, dal Coa palermitano, dalla Scuola superiore dell’avvocatura e dall’Università di Palermo, ha coinvolto avvocati e magistrati.

I lavori sono stati coordinati dal professor Bartolomeo Romano, ordinario di diritto penale nell’Università di Palermo. Sono intervenuti Matteo Frasca ( presidente della Corte di Appello di Palermo), Lia Sava ( procuratore generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Palermo), Piergiorgio Morosini ( presidente del Tribunale di Palermo), Marzia Sabella ( procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Palermo), Dario Greco ( avvocato, presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Palermo), Antonio Gagliano ( consigliere del Consiglio nazionale forense ( Consigliere Cnf), Paola Marino ( magistrato, segretaria di Magistratura Democratica di Palermo), Antonio Porracciolo ( presidente della terza sezione civile della Corte d'Appello di Palermo), Maria Di Marco ( presidente della Sezione lavoro della Corte d'Appello di Palermo) e Angelo Pellino ( presidente della Corte d'Assise d'Appello di Palermo). La relazione conclusiva è stata affidata a Margherita Cassano ( Prima Presidente della Corte di Cassazione).

Il professor Bartolomeo Romano ha fatto un significativo richiamo storico, ricollegandosi direttamente al tema della tavola rotonda. «Il dialogo - ha detto - è la linea rossa della giornata di studio e oggetto di una serie di incontri che hanno già visto protagonisti il Cnf e la Corte di Cassazione. È utile ricordare che la Corte di Palermo nel 1809 è stata la prima Corte di Cassazione con sede nel Regno delle Due Sicilie.

Dal 1861 cinque diverse Corti di Cassazione hanno operato nell’Italia unificata, compresa quella di Palermo. Tenere viva la memoria è utile per conoscere la nostra storia e guardare al futuro con un bagaglio di conoscenze prezioso. La Corte Suprema di Cassazione è l’organo superiore che deve garantire l’uniformità di interpretazione della legge, assicurandone anche l’esatta osservanza. Il dialogo a più voci riflette le diverse sensibilità che fanno sintesi in Cassazione con magistrati che si occupano di civile, lavoro e penale».

Il presidente del Coa di Palermo, Dario Greco, ha ricordato gli avvocati che vivono in situazioni di pericolo, rivolgendo un pensiero particolare a Nasrin Sotoudeh e a Enzo Fragalà ucciso a Palermo nel 2010. «Dinanzi a un legislatore pigro – ha rilevato Greco - spetta al diritto vivente, proveniente dallo scambio tra le corti di legittimità e di merito, riuscire a regolare i conflitti e a dare nuove regole. Il diritto vivente genera nuovi diritti determinati dalla modernità, pensiamo alle sfide che provengono dal web e dai social media, senza tralasciare la sfida dell’Intelligenza artificiale che vede e vedrà sempre di più impegnati avvocati, magistrati e accademici». Antonio Gagliano, consigliere del Cnf, si è soffermato sui sistemi di Common e Civil law. «La funzione nomofilattica della Suprema Corte – ha affermato l’avvocato Gagliano - è pur sempre collegata al principio tipico dei sistemi di Common law di valorizzazione e vincolatività del precedente di una corte di rango superiore. Il nostro sistema di Civil law ha previsto l’articolo 65 ordinamento giudiziario, risalente al 1941, un anno che evoca un contesto storico e politico molto lontano dai tempi che stiamo vivendo».

Le conclusioni della giornata di studio sono state affidate alla Prima Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, che ha posto all’attenzione dei presenti la «centralità della attività interpretativa del giudice». «I fattori di condizionamento di tale attività – ha commentato Cassano - attengono al rapporto tra dimensione legislativa e dimensione dell’attività giudiziaria. Questi fattori, che incidono negativamente, sono determinati dal numero di provvedimenti normativi primari che non ha uguali nel panorama europeo. Gli studi più accreditati affermano che in Italia esistono circa 250mila norme primarie, a fronte delle 7.500 della Germania e delle 5mila della Francia. La proliferazione normativa indica una tendenza dei cittadini a interpretare il rapporto tra persona e ordinamento. Una tendenza a chiedere continui interventi del legislatore che non necessiterebbero della regolamentazione legislativa per dare una regola ai nostri rapporti». Parole che caldeggiano un rapporto più armonico tra legislatore e giudice.

Dopo il convegno nell’aula magna della Corte d’appello palermitana, la presidente Cassano è stata protagonista di un altro evento, promosso sempre dal professor Bartolomeo Romano. Alla presenza di circa trecento studenti, Cassano ha partecipato ad un dialogo con i rappresentanti delle diverse associazioni studentesche universitarie del capoluogo siciliano e si è soffermata con loro sul delicato lavoro svolto quotidianamente dalla Suprema Corte.