Piergiorgio Morosini, attualmente in servizio presso la Procura generale della Cassazione come sostituto, sarà il nuovo presidente del Tribunale di Palermo. La Quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura, competente per gli incarichi direttivi, lo ha proposto la scorsa settimana all'unanimità. La decisione della Commissione, che dovrà essere solo ratificata, chiude così un contenzioso amministrativo che si era definito con l'annullamento, sia al Tar che al Consiglio di Stato, della nomina di Antonio Balsamo, avvenuta in uno degli ultimi Plenum della scorsa consiliatura.

Balsamo, noto per essere stato il giudice a latere nel processo a Giulio Andreotti, oltre ad essere uno storico esponente di Unicost, venne votato al termine di un convulso ed accesso dibattito a Palazzo dei Marescialli. La prima votazione terminò in perfetta parità, 12 voti per Balsamo e 12 voti per Morosini. Fu allora necessaria una seconda votazione che, come la precedente, ebbe però lo stesso risultato. Per il regolamento del Csm, prevalse allora Balsamo essendo il più anziano. Sul suo nome si spaccarono i due pm antimafia siciliani, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita. Il primo votò a favore di Balsamo, il secondo di Morosini.

Alcuni commentatori evidenziarono proprio il voto contrario di Di Matteo, pur essendo stato Morosini il gup che aveva deciso il rinvio a giudizio per tutti gli imputati del sua indagine sulla trattativa Stato-mafia. Procedimento, per la cronaca, in attesa dell’ultima parola da parte della Cassazione dopo l'assoluzione in appello. Fra la prima e la seconda votazione, in particolare, era trascorso poco più di un minuto, un tempo che non aveva consentito ai consiglieri del Csm di «confrontarsi ed eventualmente modificare il proprio voto», scrissero nel ricorso gli avvocati di Morosini, già capo di Magistratura democratica ed ex togato del Csm. Ma il motivo principale dell’annullamento della nomina di Balsamo da parte dei giudici amministrativi era stato dovuto ad una violazione delle norme da parte del Csm.

All'epoca della domanda per presidente del Tribunale di Palermo, Balsamo ricopriva l'attuale incarico di Morosini, quello di sostituto procuratore generale in Cassazione. Per poter cambiare funzioni, e quindi da requirente a giudicante, sarebbero dovuti trascorre almeno cinque anni, come indicato nelle norme sull'ordinamento giudiziario, ora parzialmente modificate dalla Cartabia.

Un periodo che Balsamo non aveva maturato. Il Csm aveva aggirato l’ostacolo con una interpretazione evolutiva, affermando che in Cassazione le regole sul cambio di funzioni sarebbero diverse, considerando piazza Cavour una sorta di “zona franca”. Argomentazioni non ritenute valide dal giudice amministrativo. Vale comunque la pena ricordare che anche un parere dell'Ufficio studi del Csm, non tenuto in considerazione, era in precedenza giunto alle sue medesime conclusioni.