Sul fatto che la temperatura del dibattito sul referendum per la separazione delle carriere stesse salendo, non c’era alcun dubbio. A corroborare il pensiero ci ha pensato nelle ultime ore anche un durissimo comunicato dell’Unione Camere penali, in cui si attacca quell’asse tra Partito democratico e Anm che si sta rafforzando in questo momento. Scrivono, infatti, i penalisti guidati da Francesco Petrelli: «Assistiamo ormai da tempo a un impegno politico diretto della magistratura, per cui non ci stupisce che a tutti i livelli e al di fuori dei contesti istituzionali, si intervenga nella campagna referendaria perdendo di vista quelli che dovrebbero essere i confini della sobrietà e dell’indipendenza degli stessi vertici della magistratura».

Il riferimento principale è all’audizione informale di due giorni fa organizzata dai dem, a cui ha preso parte pure Cesare Parodi, vertice dell’Associazione magistrati. «L’idea delle audizioni da parte del Pd è – si legge ancora nella nota dell’Ucpi – con tutta evidenza, lo strumento attraverso il quale veicolare contenuti propagandistici, posto che sia alla Camera che al Senato sono stati compiuti ampli cicli di audizioni, nell’ambito dei quali l’Anm, così come l’Ucpi e tutti i soggetti accreditati, hanno espresso le proprie posizioni e le eventuali critiche al ddl di riforma Costituzionale».

Effettivamente è così, e ora sarebbe impossibile fare ancora audizioni in Parlamento, come previsto dai regolamenti delle Camere. Aggiunge poi l’Ucpi: «Ciò senza considerare che anche il Csm ha licenziato ben due pareri, uno di maggioranza e uno di opposizione, che hanno analizzato sotto ogni profilo ogni comma e ogni singola riga del testo in corso di approvazione. Solo ipotizzare, dunque, la necessità di un ulteriore contributo tecnico per la comprensione e la valutazione della riforma è, chiaramente, una forzatura, per veicolare, al contrario, messaggi politici».

La critica si fa poi ancora più aspra. Come ha detto il ministro Nordio, la riforma costituzionale della magistratura è «la madre di tutte le battaglie» , e di questo ne sono pienamente consapevoli sia l’Anm che l’Ucpi. Quest’ultima picchia perciò duro senza sconti: «L’Anm a parole afferma di non volersi schierare sul piano politico al fianco dei partiti di opposizione, mentre di fatto, anche in questo caso, si pone proprio accanto al Pd insieme alla Cgil». Poi l’anatema sulle parole di Parodi: «Il presidente dell’Anm ha affermato che la riforma “indebolisce l’indipendenza di tutti i magistrati attraverso il progressivo allontanamento del pm dalla giurisdizione”, mentre è esattamente l’opposto: l’istituzione di un Consiglio Superiore dei pubblici ministeri aumenta le garanzie di indipendenza del pm rispetto al presente.

Al contrario allontana la giurisdizione dall’influenza dei pm, non solo garantendone l’indipendenza interna, ma realizzando una effettiva terzietà dei giudici. Sono i cittadini a pagare oggi la iniquità di un sistema che vede le Procure al centro della giurisdizione e la figura del giudice emarginata dal processo».

Poi la conclusione: «Non è affatto vero che la riforma non migliori la giustizia del nostro Paese, perché la terzietà dei giudici davanti alle parti costituisce una precondizione per avere un processo equo e decisioni giuste ed autorevoli. Temiamo invece che la “difesa dei valori comuni messi in discussione dalla modifica della Costituzione”, di cui parla il presidente Parodi, sia la difesa del correntismo cui si devono scandali e guasti irreparabili della storia recente e meno recente della magistratura».

Insomma: parole molto dure da parte dei penalisti contro i magistrati. Sarà così anche nei prossimi mesi. Tutti stanno giocando la partita della vita. Certo, se è vero che l’Anm, come scritto ieri su queste stesse pagine, rischia di schiacciarsi sugli antagonisti politici, in primis il Pd, i quali venderanno cara la pelle per il “No” al referendum della primavera prossima, è altrettanto vero che nei confronti dei penalisti potrebbe essere rovesciata l’accusa di collateralismo, ingiusta, certo, considerato che la primogenitura della riforma è proprio dell’Ucpi. Esiste la possibilità che l’associazione presieduta da Petrelli venga additata, suo malgrado, come un soggetto che va assumendo sempre di più una connotazione politica. E questo, come già scritto qualche giorno fa, potrebbe far desistere qualche avvocato dall’andare a votare. Esattamente come all’interno dell’Anm esistono voci favorevoli alla riforma.