PHOTO
Alessia Pifferi
La nuova perizia psichiatrica depositata davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano non lascia dubbi: Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere quando abbandonò la figlia Diana, 18 mesi, morta di stenti il 14 luglio 2022 nell’abitazione di Ponte Lambro.
La donna, che domenica ha compiuto 40 anni, è imputata per omicidio volontario aggravato. I giudici popolari, guidati dalla presidente Ivana Caputo e dalla giudice a latere Franca Anelli, avevano affidato a febbraio un nuovo incarico per chiarire le condizioni psichiche dell’imputata.
La perizia: deficit, ma non incapacità
Il collegio – composto dallo psichiatra bresciano Giacomo Francesco Filippini, dalla professoressa Nadia Bolognini (Università Bicocca) e dal neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni – ha escluso patologie tali da compromettere le facoltà mentali della Pifferi.
La donna presenta deficit cognitivi della memoria a breve termine e una “immaturità affettiva”, ma è stata giudicata capace di riconoscere emozioni, comprendere rapporti di causa-effetto e risolvere problemi pratici. «Lucida e orientata», si è presentata sempre curata e disponibile ai colloqui.
Gli esperti hanno diagnosticato un disturbo del neurosviluppo con fragilità cognitiva settoriale, già segnalato in passato, ma non sufficiente a ridurre la responsabilità penale.
Conferme al primo grado
La nuova valutazione rafforza le conclusioni del primo perito, lo psichiatra Elvezio Pirfo, che aveva già escluso forme dissociative o di infermità mentale. La Corte discuterà gli esiti dell’esame in aula il 24 settembre, alla presenza della sostituta procuratrice generale Lucilla Tontodonati, della difesa dell’imputata (avvocata Alessia Pontenani) e della parte civile rappresentata dal legale Emanuele De Mitri, che ha parlato di “soddisfazione” per i risultati.
Secondo De Mitri, Pifferi è «una persona totalmente consapevole delle proprie azioni, non affetta da alcun disturbo, ma soltanto presuntuosa e arrogante».
Il “caso Pifferi bis”
Le conclusioni potrebbero avere ripercussioni anche sul procedimento parallelo, il cosiddetto “Pifferi bis”, che vede indagati per falso e favoreggiamento la precedente legale dell’imputata, il consulente di parte Marco Garbarini e alcune psicologhe del carcere di San Vittore. Secondo la Procura avrebbero manipolato documenti e test psicologici per simulare un quoziente intellettivo di 40, pari a quello di una bambina di sei anni.
La richiesta di rinvio a giudizio pende davanti al gup Roberto Crepaldi, con udienza fissata per l’11 settembre, quando sono previsti gli interrogatori degli imputati.