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CASSAZIONE
Non si placa la tensione attorno alla riforma della giustizia, che da giorni domina il dibattito politico e istituzionale. Gli appelli al dialogo - ultimo quello del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, che ha chiesto di impostare la campagna referendaria su un «confronto tecnico» - sembrano destinati a cadere nel vuoto.
Mentre il centrodestra fa quadrato sul provvedimento, l’opposizione attacca duramente il testo, legandolo al futuro dell’esecutivo. «In caso di vittoria del No, il governo non potrebbe andare avanti», avverte il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli.
Casellati: «Una grande riforma per i cittadini»
«La separazione delle carriere è una grande riforma, grazie alla quale il cittadino potrà contare su un giudice terzo», ha dichiarato la ministra Elisabetta Casellati, rivendicando il valore del provvedimento. Dal canto suo, Pinelli invita a evitare «delegittimazioni reciproche» e ad abbassare i toni di una contrapposizione ormai diventata frontale.
Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte boccia la riforma senza mezzi termini: «È destinata a rendere intoccabili governo e politici. Non accelera i processi né aiuta i cittadini». Conte accusa la maggioranza di aver costruito «una giustizia di serie A per i potenti e una di serie B per i comuni cittadini», inserendo la riforma nel solco di altri provvedimenti, come «l’abolizione dell’abuso d’ufficio e dei reati che riguardano gli amministratori pubblici».
Dalla maggioranza arriva una risposta unitaria: il referendum non sarà un test politico sul governo. «È una riforma attesa da decenni e non c’entra nulla con la stabilità dell’esecutivo», dichiara il deputato di Forza Italia Tommaso Calderone, che parla di critiche «strumentali» da parte di una parte della magistratura «che teme di perdere potere».
Sulla stessa linea il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi, che ribadisce che non si tratterà di «un voto pro o contro Meloni». Anche Osvaldo Napoli di Azione ammonisce: “Votare No per colpire Meloni è un calcolo miope. Nel Partito Democratico, la segretaria Elly Schlein ha annunciato l’adesione alla campagna per il No, ma nel partito emergono posizioni più sfumate.
L’ex ministro Andrea Orlando definisce la riforma «inutile e inefficace», mentre Goffredo Bettini ammette di condividere in parte «il principio della separazione delle carriere», pur precisando che il voto finale dipenderà dal tono della campagna referendaria. «Se diventerà l’occasione della Meloni per sfondare su tutta la linea, valuterò con attenzione come votare», afferma Bettini.








