L’Italia ha inviato una lettera ufficiale alla Corte Penale Internazionale (CPI) per chiarire la propria posizione sul caso Almasri, la vicenda che ha acceso un delicato confronto tra Roma e L’Aia sui limiti della cooperazione giudiziaria internazionale.

Il documento, firmato dall’ambasciatore italiano nei Paesi Bassi Augusto Massari, è stato trasmesso alla prima Camera preliminare della CPI, in risposta alla richiesta di fornire entro il 31 ottobre informazioni sui procedimenti interni e sul loro impatto sulla collaborazione con la Corte.

Nella missiva, Massari afferma che l’Italia «rinnova la sua ferma intenzione di collaborare positivamente con la Corte Penale Internazionale», ma lo farà «nel quadro degli interessi di sicurezza nazionale e della legislazione costituzionale e interna».

Conflitto di attribuzione e poteri della magistratura

Il governo ricorda nella lettera che, contro la decisione del Parlamento di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano, la magistratura può sollevare la questione di conflitto di attribuzione dei poteri dello Stato davanti alla Corte costituzionale. Il testo precisa che non esiste un termine prefissato per tale iniziativa e che la Consulta ha già giudicato ammissibili ricorsi analoghi in passato, confermando così la possibilità di un contenzioso istituzionale interno.

Nel documento si conferma inoltre che una seconda indagine collegata al caso Almasri è stata formalmente avviata dalla Procura di Roma e riguarda un alto funzionario del Ministero della Giustizia. «La Procura è ovviamente indipendente e la durata del procedimento non è in alcun modo prevedibile», si legge nella lettera, che sottolinea l’autonomia dell’autorità giudiziaria rispetto all’esecutivo.

Massari evidenzia che il caso Almasri rappresenta per l’Italia la prima applicazione della legge 237/2012, con cui il Paese ha attuato lo Statuto di Roma istitutivo della Corte Penale Internazionale. «La vicenda e i procedimenti avviati contro l’Italia da questa Corte hanno scatenato un acceso dibattito politico, giudiziario e accademico all’interno del Parlamento e delle istituzioni giudiziarie», si legge nella missiva.

Il governo spiega che l’esperienza maturata con il caso Almasri ha spinto le istituzioni italiane - Parlamento, Governo e Magistratura - a rivedere i meccanismi di cooperazione previsti dalla legge 237/2012, per assicurare il rispetto degli obblighi internazionali senza compromettere gli interessi strategici e di sicurezza nazionale.