Arriva davanti alla Corte costituzionale la legge con cui la Regione Toscana è stata la prima in Italia ad affrontare il tema del fine vita. Martedì 4 novembre, in udienza pubblica, la Consulta esaminerà il ricorso del Governo contro la norma approvata a febbraio 2025, che secondo Palazzo Chigi violerebbe l’articolo 117 della Costituzione, riservando allo Stato la competenza esclusiva in materia di ordinamento civile e penale.

Nel ricorso, l’Avvocatura dello Stato sostiene che la disciplina del suicidio assistito incide su diritti personalissimi come vita e integrità fisica, e quindi non rientra nei poteri legislativi regionali. A difendere la tesi del Governo saranno gli avvocati Giancarlo Caselli, Sergio Fiorentino e Gianna Galluzzo. La Regione Toscana, costituita in giudizio, sarà rappresentata dagli avvocati Barbara Mancino e Fabio Ciari. Relatori della causa saranno i vicepresidenti della Corte, Francesco Viganò e Luca Antonini.

Il caso Cappato e la richiesta di archiviazione

In parallelo, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per Marco Cappato, Vittorio Parpaglioni e Marco Perduca, indagati per aiuto al suicidio in relazione alla morte di Sibilla Barbieri, avvenuta due anni fa in Svizzera dopo il diniego della Asl 1 di Roma. I tre, esponenti dell’Associazione Luca Coscioni, si erano autodenunciati. Ora il giudice dovrà decidere se accogliere la richiesta o disporre un’udienza per l’imputazione coatta. «Accogliamo con rispetto la richiesta della Procura e attendiamo le motivazioni», ha dichiarato l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni. «Sibilla è morta in Svizzera perché lo Stato le ha negato il diritto di scegliere. È tempo che la politica approvi una legge giusta e laica sul fine vita».

Cappato: «Continueremo la disobbedienza civile»

Il leader dell’Associazione Soccorso Civile, Marco Cappato, ha commentato duramente: «Un processo dovrebbe essere fatto per accertare le responsabilità di chi ha costretto Sibilla a cercare aiuto all’estero. Continueremo la nostra disobbedienza civile finché il Parlamento non riconoscerà il diritto all’autodeterminazione individuale». Cappato denuncia anche la paralisi dei tribunali: «Sono passati due anni e tutto è fermo, come altri cinque casi bloccati o mai aperti, in violazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale».

Secondo Cappato, il disegno di legge governativo sul fine vita rappresenta “un passo indietro”, perché elimina il ruolo del Servizio sanitario nazionale ed esclude chi non è attaccato a macchine dal diritto di essere aiutato a morire. Sono sei i procedimenti aperti in Italia per casi di accompagnamento alla morte volontaria in Svizzera, a carico di tredici persone tra volontari e attivisti: Milano: aiuto al suicidio di Romano e Elena Altamira, casi ancora pendenti dopo la sentenza 66/2025 della ConsultaFirenze: caso di Massimiliano (MIB), affetto da sclerosi multipla; la Corte costituzionale, con la sentenza 135/2024, ha già esaminato il relativo incidente di costituzionalità. Bologna: il Gip ha sollevato questione di legittimità dell’articolo 580 del codice penale, che punisce l’aiuto al suicidio.

A questi si aggiungono tre casi di accompagnamento all’estero resi noti pubblicamente ma senza autodenuncia, sui quali non sono state ancora aperte inchieste.