Il deputato di Forza Italia, Enrico Costa, ha denunciato i “numeri bulgari” delle valutazioni dei magistrati: «Tutti promossi, nessuno giudicato davvero» visto che il 99% di loro ottiene valutazioni positive». Ne parliamo con Mariafrancesca Abenavoli (AreaDg), presidente della Quarta Commissione del Csm per le valutazioni di professionalità che non concorda con la tesi del parlamentare per cui una valutazione positiva non si nega a nessuno.

«I magistrati sono selezionati tramite un concorso molto selettivo. Dopo un periodo di tirocinio sono valutati una prima volta prima di esercitare le funzioni giurisdizionali e dopo questa prima verifica di idoneità affrontano nel loro percorso professionale 7 valutazioni, una ogni 4 anni» spiega la magistrata che aggiunge: «Nella nostra consiliatura ( e quindi da fine gennaio 2023 ad oggi) abbiamo valutato 5.558 magistrati e sono state 20 le valutazioni non positive e 43 le negative. In 10 occasioni le valutazioni sono pervenute in plenum con proposte contrapposte e in 3 di questi casi ha prevalso la valutazione positiva. Non mi sembrano dati insignificanti e al contempo sono anche rassicuranti».

Abenavoli poi respinge l’accusa per cui i magistrati sono più o meno tutti bravi così le correnti possono esercitare la loro “discrezionalità”: «L'istruttoria prevede l'acquisizione di pratiche di Prima commissione (quelle che nascono da esposti, segnalazioni o procedimenti penali a carico di magistrati) e dalla sezione disciplinare. In valutazione si esaminano diversi parametri quantitativi e qualitativi ma anche l’indipendenza, imparzialità ed equilibrio del magistrato. Su tali aspetti si raccolgono le relazioni dei dirigenti presso cui il magistrato ha operato e il parere del consiglio giudiziario, dove è ora possibile acquisire il voto del Consiglio dell'ordine degli avvocati. Il CSM gode di una certa discrezionalità nella valutazione della gravità delle condotte, ma incontra dei limiti significativi».

Quando le chiediamo se il sistema delle valutazioni quindi funziona ci risponde: «Le valutazioni servono per verificare che il magistrato possa proseguire nella propria attività perché ha mantenuto la professionalità di cui ha dato prova nella fase selettiva iniziale, è in grado di sostenere il carico di lavoro e non vi sono criticità che si riverberino sull'indipendenza, imparzialità ed equilibrio che devono sempre sussistere. Ritengo che si faccia una selezione che consente di approfondire le valutazioni critiche e che può portare a un arresto nella progressione (anche economica) del percorso professionale che, se si protrae anche negli anni successivi, comporta la rimozione del magistrato».

E sul ruolo dell’avvocatura conclude: «È molto importante l'apporto dell'avvocatura che è però previsto come eventuale. Confido che il Consiglio dell’ordine degli avvocati si faccia sempre più carico di questo confronto, esprimendo il proprio voto in sede di consiglio giudiziario. Infatti l’ampliamento delle fonti di conoscenza consente di arricchire la valutazione di professionalità di ulteriori dati provenienti da soggetti qualificati quali sono gli avvocati che operano quotidianamente con i magistrati negli uffici giudiziari».