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Doge
Il Dipartimento per l’efficienza del governo, meglio noto come Doge, non esiste più. La struttura voluta da Donald Trump all’inizio del suo secondo mandato e affidata inizialmente a Elon Musk, è stata sciolta otto mesi prima della scadenza naturale. A confermarlo è Scott Kupor, direttore dell’Office of Personnel Management (Opm), che oggi assorbe gran parte delle funzioni che il Dipartimento avrebbe dovuto svolgere.
Lanciato con grande enfasi come strumento per realizzare i tagli promessi da Trump alla macchina federale, il Doge mirava a ridurre la burocrazia e razionalizzare la spesa pubblica. Per mesi ha fatto parlare di sé per i tagli aggressivi alla forza lavoro, per le potature di alcuni programmi autorizzati dal Congresso e per l’impronta radicale che Musk aveva impresso alla struttura. Ma tra ricorsi giudiziari, critiche politiche e la fine del rapporto personale tra Trump e il fondatore di Tesla e X, l’esperimento ha progressivamente perso spinta.
Secondo i media statunitensi, molti degli ex dipendenti del Dipartimento lavorano ora al National Design Studio, un nuovo organismo creato lo scorso agosto con un ordine esecutivo del presidente e guidato da Joe Gebbia, cofondatore di Airbnb. Il compito? Migliorare l’estetica degli edifici e delle sedi istituzionali, un cambio di direzione che ha fatto discutere più della chiusura del Doge stesso.
Il bilancio dell’esperienza appare modesto: i risparmi generati, spiegano fonti interne, sono stati inferiori alle aspettative, mentre le controversie legali hanno rallentato l’azione amministrativa. Il risultato è un progetto nato per rivoluzionare la macchina federale e concluso come un ibrido senza continuità, assorbito da altri uffici e ricordato soprattutto per le sue promesse non mantenute.


