PHOTO
DONALD TRUMP
«È un grande onore per me. Un giorno grande e meraviglioso, un nuovo inizio». Con queste parole, vergate con un pennarello nero sul libro degli ospiti della Knesset, Donald Trump ha inaugurato la giornata che segna l’avvio ufficiale del suo piano di pace per il Medio Oriente.
Il presidente americano, accolto dal premier Benjamin Netanyahu e dal presidente della Knesset Amir Ohana, ha firmato il registro d’onore insieme alla moglie, alla sua compagna e ai rappresentanti israeliani. Pochi minuti dopo, ha raggiunto l’aula plenaria per il suo intervento al Parlamento israeliano, prima di volare verso l’Egitto per la cerimonia di pace di Sharm el-Sheikh.


«Gaza è un cantiere di demolizione, ma può rinascere»
Interpellato dai giornalisti sul progetto di una futura “Gaza Riviera”, Trump non ha nascosto la durezza delle condizioni nella Striscia dopo due anni di conflitto. «È devastata, è come un cantiere di demolizione. Bisogna sbarazzarsi di quello che c’è lì», ha dichiarato, aggiungendo: «Un anno sarà molto veloce, ma col passare del tempo Gaza potrà diventare un luogo bello, prospero, pacifico». Il presidente Usa ha ribadito che la ricostruzione di Gaza sarà parte centrale del piano firmato oggi, sostenuto da Egitto, Qatar e Turchia, e che prevede una fase di transizione controllata da un Consiglio per la pace internazionale.
Tutti gli ostaggi israeliani liberati
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno confermato la liberazione di tutti i venti ostaggi israeliani trattenuti da Hamas. Dopo i primi sette rilasciati in mattinata, la Croce Rossa ha preso in consegna gli altri tredici presso un punto d’incontro nel sud di Gaza, a Khan Younis. Tra loro: Bar Kuperstein, Eviatar David, Rom Breslavsky, Yosef Chaim Ohana, Segev Kalfon, Avinan Or, Elkana Buchbot, Maxim Harkin, Nimrod Cohen, Matan Tsengauker, David e Ariel Cuneo ed Eitan Horn. In giornata, riferiscono i media israeliani, saranno restituiti anche i corpi degli ostaggi deceduti, che verranno consegnati in una fase separata alla Croce Rossa.
«Il governo di Israele abbraccia i nostri ostaggi tornati a casa», ha dichiarato l’ufficio del premier Netanyahu, ribadendo che la priorità resta «riportare tutti i cittadini scomparsi e consolidare la pace raggiunta».
Trump: «È il mio più grande successo diplomatico»
In un’intervista all’emittente Channel 12, rilasciata durante il volo verso Tel Aviv, Trump ha definito l’accordo «il più grande successo diplomatico» del suo mandato. «Questa potrebbe essere la cosa più importante in cui sia mai stato coinvolto», ha detto. «Senza l’attacco agli impianti nucleari iraniani, non avrei potuto raggiungere l’intesa. Quell’azione ha liberato i Paesi arabi dal timore dell’Iran e ha indebolito Hamas».
Trump ha spiegato che l’intesa è frutto di un “nuovo equilibrio regionale”, reso possibile anche dal coinvolgimento diretto di Qatar, Turchia e Arabia Saudita. «Oggi il mondo arabo e Israele siedono allo stesso tavolo. È il segno che la pace è possibile», ha aggiunto.
Trump ha espresso perplessità sulla candidatura di Tony Blair a un ruolo di vertice nel governo provvisorio di Gaza. «Mi piace Tony, ma voglio capire se sarebbe una scelta accettabile per tutti», ha detto. «Non sono sicuro che sarebbe popolare, e in questa fase abbiamo bisogno di figure condivise». Il “Consiglio per la pace” dovrà supervisionare la ricostruzione della Striscia, gestire i fondi internazionali e monitorare il processo politico fino alle nuove elezioni palestinesi.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha definito su X la liberazione degli ostaggi «un momento di pura gioia e di speranza per il mondo intero». «L’Europa sostiene pienamente il piano di pace mediato da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia», ha scritto. «Saremo una forza attiva nel Gruppo dei Donatori Palestinesi e forniremo fondi per la ricostruzione di Gaza e per la riforma dell’Autorità Palestinese».
La leader europea ha aggiunto che la finalizzazione dell’accordo di Sharm el-Sheikh rappresenta «una pietra miliare storica» e che l’Unione europea è pronta a contribuire con «tutti gli strumenti diplomatici e finanziari disponibili».