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Manifestazione per la liberazione degli ostaggi israeliani
Dopo 737 giorni di prigionia, gli ostaggi israeliani rapiti da Hamas tornano finalmente a casa. Il rilascio è parte dell’intesa raggiunta sul piano di cessate il fuoco promosso dal presidente Usa Donald Trump, che prevede lo scambio di prigionieri e l’avvio di un percorso di ricostruzione e sicurezza nella Striscia di Gaza. La firma dell’accordo è avvenuta a Sharm el-Sheikh, alla presenza del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, del premier israeliano Benjamin Netanyahu e di Trump, che ha presieduto un vertice internazionale dedicato alle “fasi successive della pace”.
Secondo quanto riferisce il quotidiano israeliano Israel Hayom, l’esercito israeliano ha ricevuto dalla Croce Rossa sette prigionieri rilasciati da Hamas nella notte. L’emittente Al Jazeera conferma che gli altri tredici ostaggi ancora vivi saranno consegnati intorno alle 9 ora italiana nel Sud di Gaza.
Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato: «Gli ostaggi vivi sono stati consegnati alla Croce Rossa a Gaza City. Gli altri saranno trasferiti nel sud della Striscia entro la mattinata». La consegna avviene sotto la supervisione delle forze di sicurezza egiziane e dell’ONU, che monitorano il rispetto del cessate il fuoco e la sicurezza dei convogli umanitari.
In Israele, il presidente Isaac Herzog ha commentato la liberazione dei primi ostaggi come «una mattina di grande speranza e grande preghiera»: «Aspettiamo e vogliamo vedere tutti a casa, fino all’ultimo. È un giorno che restituisce fede e umanità». Le immagini diffuse dai media israeliani mostrano familiari radunati davanti alle basi militari e negli ospedali di accoglienza, dove si stanno svolgendo i primi controlli medici e psicologici.
Trump guida il vertice per la pace a Gaza
A Sharm el-Sheikh, il presidente Donald Trump ha presieduto un vertice internazionale con i leader di Israele, Egitto, Qatar, Turchia e Stati Uniti, dedicato alla definizione delle prossime fasi dell’accordo. L’obiettivo è garantire la ricostruzione della Striscia di Gaza, il monitoraggio del cessate il fuoco e la progressiva restituzione dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Trump ha parlato di «un passo storico verso la stabilità del Medio Oriente» e ha invitato tutte le parti «a trasformare la tregua in un percorso di cooperazione reale».
Mentre i negoziati si consolidano, resta fuori dal tavolo un attore chiave della regione. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha confermato che Teheran ha declinato l’invito ufficiale dell’Egitto a partecipare al vertice di Sharm. L’agenzia di stampa iraniana Irna riporta che il presidente Masoud Pezeshkian era stato formalmente invitato da al-Sisi, ma l’Iran avrebbe preferito «non avallare un processo percepito come imposto da Washington». L’Egitto ha in seguito rinnovato l’invito, ma al momento non è chiaro se sia arrivata una risposta ufficiale da Teheran.