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VLADIMIR PUTIN PRESIDENTE RUSSIA, XI JINPING PRESIDENTE REPUBBLICA POPOLARE CINESE
Mentre l’Europa si prepara al vertice dei Volenterosi in programma giovedì a Parigi, la scena internazionale è stata occupata da Vladimir Putin, tornato sotto i riflettori dopo il bilaterale in Alaska con Donald Trump. A Pechino, accanto a Xi Jinping e al leader nordcoreano Kim Jong Un, il presidente russo parteciperà mercoledì alla parata per gli 80 anni dalla resa del Giappone e dalla fine della Seconda guerra mondiale.
La cornice è quella di un tentativo di nuovo ordine mondiale guidato da Pechino, con la presenza congiunta di Russia, Cina e Corea del Nord a suggellare un asse sempre più stretto. A Tianjin, nei giorni scorsi, Putin aveva già preso parte al summit dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (Sco), occasione utile per incontri bilaterali con Xi e con il premier slovacco Robert Fico, da sempre vicino a Mosca.
Durante il colloquio con il presidente cinese, che lo ha definito un «vecchio amico», Putin ha parlato di relazioni «a un livello senza precedenti». Nessun riferimento all’ipotesi di peacekeeper cinesi in Ucraina, ma la linea resta chiara: Mosca non intende rinunciare al confronto con l’Occidente. Con Fico, invece, il leader russo ha mostrato una parziale apertura, distinguendo tra l’ingresso di Kiev nell’Ue – «mai osteggiato» – e quello nella Nato, definito «un’altra questione».
Putin ha inoltre ventilato «spiragli di consenso» per garantire la sicurezza dell’Ucraina «in caso di fine del conflitto», parole che secondo Washington e Bruxelles rientrano però in una strategia dilatoria. «Putin è un criminale di guerra, forse il peggior criminale di guerra della nostra epoca», ha attaccato il cancelliere tedesco Friedrich Merz, mentre il segretario generale della Nato Mark Rutte ha denunciato «un massiccio rafforzamento dell’esercito russo, e non solo per organizzare parate a Mosca».
Sul fronte europeo, i Volenterosi riuniti a Parigi cercheranno di definire un quadro di garanzie credibili per Kiev, puntando al sostegno americano. L’Eliseo ha chiarito che l’obiettivo è verificare «la reale disponibilità degli Stati Uniti a sostenere uno scudo difensivo per l’Ucraina», anche sulla base delle conclusioni emerse dall’ultimo summit con Donald Trump.
A Pechino, intanto, cresce l’attesa per un possibile incontro fra Putin e Kim Jong Un, giunto in Cina a bordo del suo treno blindato. Secondo fonti di Seul, la Corea del Nord avrebbe inviato in Russia 15mila soldati dall’autunno scorso, di cui circa 2mila caduti nei combattimenti.