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Zelensky, presidente dell'Ucraina
È una giornata chiave a Berlino per il processo di pace sull’Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato ricevuto in Cancelleria dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e ha incontrato la delegazione degli Stati Uniti, nel quadro di colloqui che preparano il vertice politico allargato di lunedì, al quale parteciperanno numerosi capi di Stato e di governo europei, tra cui Giorgia Meloni, oltre ai vertici di Unione europea e Nato.
I colloqui e il ruolo degli Stati Uniti
I negoziati si sono aperti con un confronto diretto tra ucraini e statunitensi. Secondo diverse fonti diplomatiche, la Russia era presente in modo indiretto: l’inviato americano Steve Witkoff avrebbe mantenuto contatti con Yuri Ushakov, capo negoziatore e consigliere del presidente russo Vladimir Putin, attraverso canali informali e intermediari.
Merz ha accolto le delegazioni ma, secondo fonti governative, non ha preso parte direttamente ai negoziati. A seguire i lavori è stato invece il suo consigliere per la politica estera Günter Sautter, con un ruolo di moderazione. Nella delegazione ucraina era presente anche il capo di Stato maggiore Andriy Khnatov.
La svolta di Zelensky sulla Nato
Il passaggio politicamente più rilevante arriva dalle parole di Zelensky, che ha confermato di non insistere più sull’adesione dell’Ucraina alla Nato, segnando una svolta dopo anni di richieste formali di ingresso nell’Alleanza. In cambio, Kiev chiede garanzie di sicurezza vincolanti da parte degli Stati Uniti, dei partner europei e di altri Paesi alleati.
«La Nato sarebbe stata una vera garanzia di sicurezza – ha spiegato Zelensky – ma anche accordi bilaterali possono prevenire una nuova invasione russa». Il presidente ucraino ha inoltre proposto un cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte, aprendo a una possibile base di discussione.
Mosca frena: distanze ancora ampie
Restano tuttavia profonde le distanze con il Cremlino. Zelensky ha definito “inaccettabile” la richiesta russa di un ritiro delle truppe ucraine da aree delle regioni di Donetsk e Luhansk non occupate dall’esercito di Mosca. «L’opzione più giusta è fermarsi dove siamo», ha dichiarato, sollecitando un sostegno più deciso da parte degli Stati Uniti.
Da Mosca, Ushakov ha ridimensionato le aspettative, parlando di “poche buone notizie” dai colloqui di Berlino e sostenendo che i contributi di Ucraina ed europei al piano di pace promosso dal presidente americano Donald Trump «difficilmente saranno costruttivi». La Russia, ha ribadito, non intende arretrare sulle proprie richieste territoriali.
Il fronte europeo e il vertice di lunedì
Sul piano politico europeo, il presidente francese Emmanuel Macron ha assicurato che Francia, europei e ucraini «cercano solo la pace», ribadendo l’impegno di Parigi per una soluzione solida e duratura, capace di garantire la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa.
Anche Meloni ha confermato il sostegno dell’Italia a Kiev, sottolineando che la pace «non si costruisce con le parole, ma con la deterrenza». Merz, dal canto suo, ha ribadito l’obiettivo di “una pace duratura in Ucraina”, ricordando che «gli interessi ucraini sono anche interessi europei».


