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FRANCESCO GRECO AVVOCATO
Il procuratore Karim Khan condannato a 15 anni da un tribunale russo per il mandato di arresto a Vladimir Putin, decine di magistrati della sua squadra sottoposti a sanzioni dell’amministrazione Trump per un mandato nei confronti di Benjamin Netanyahu e Londra che da tempo minaccia di tagliare i fondi e uscire dallo Statuto di Roma sempre in difesa del premier israeliano. Insomma, la Cpi è sotto attacco.
Nella “Giornata della Costituzione della Federazione Russa” il tribunale di Mosca ha pronunciato una sentenza che assomiglia molto ad una ritorsione. Il procuratore Karim Khan e otto giudici della Corte penale internazionale sono stati condannati in contumacia per i mandati di arresto per crimini di guerra, emessi nel marzo 2023, nei confronti del presidente Vladimir Putin e della commissaria per i diritti dell’infanzia, Maria Lvova-Belova. L’accusa della Cpi ha riguardato la deportazione dei bambini ucraini in Russia. Kyiv ha denunciato il trasferimento illegale di circa 20mila minori dall’Ucraina alla Russia e nei territori occupati dalle forze armate di Mosca (si veda anche Il Dubbio del 6 dicembre). Secondo i giudici di Mosca, i nove magistrati della Corte penale internazionale sono invece colpevoli di aver perseguito due persone innocenti – Putin e Lvova-Belova -, tentando di arrestarle con abuso di potere nonostante la protezione internazionale loro riconosciuta.
Singolare la presa di posizione della procura di Mosca: Karim Khan e i giudici della Cpi «si sono uniti in un gruppo organizzato per commettere crimini intenzionali contro la Federazione Russa e i suoi cittadini, con l’obiettivo di complicare le relazioni internazionali». Khan, quindi, «senza fondamento giuridico», avrebbe chiesto alla Camera preliminare della Corte penale internazionale l’autorizzazione a indagare sugli eventi che si stavano consumando nella zona sudorientale dell’Ucraina e, in base ai risultati conseguiti, a perseguire cittadini russi palesemente innocenti (il presidente Putin e la commissaria per i diritti dell’infanzia).
Gli atti del processo celebrato a Mosca evidenziano che il procuratore della Cpi Khan e i giudici dell’Aia «non sono stati in grado di portare a termine il loro intento criminale, volto ad attaccare il rappresentante di uno Stato straniero che godeva di protezione internazionale, a causa di circostanze al di fuori del loro controllo». Nel comunicato stampa della Procura generale della Federazione Russa vengono richiamati alcuni articoli del Codice penale russo che sarebbero stati violati dai rappresentanti del Tribunale dell’Aia.
Le sentenze di condanna sono arrivate dopo 21 mesi. Il Comitato investigativo russo aveva aperto alla fine di marzo 2023 un procedimento contro la Cpi. La pena più pesante a 15 anni di carcere - i primi nove da scontare in una colonia penale di massima sicurezza - riguarda Karim Khan. L’ufficio del Procuratore generale russo ha rilevato la temerarietà dell’azione di Khan, il quale avrebbe «avviato illegalmente un procedimento penale contro cittadini russi da febbraio a marzo 2022 all’Aia». «La presidenza della Corte penale internazionale – si legge in una nota della Procura generale della Federazione Russa -, senza alcuna base giuridica, ha incaricato i giudici della Camera di emettere mandati di arresto consapevolmente illegali» nei confronti di Putin e Lvova-Belova.
Oltre a Khan, sono stati condannati otto giudici a pene che vanno dai tre anni e mezzo ai quindici anni di carcere. Si tratta dell’ex presidente della Cpi, Petr Józef Hofmański e del suo successore, Tomoko Akane, ai quali si aggiungono il primo vicepresidente, l’italiano Rosario Salvatore Aitala, il secondo vicepresidente Reine Alapini-Gansou, Sergio Gerardo Ugalde Godínez, Haikel Ben Mahfoud, Carranza Luz del Carmen Ibáñez e Bertram Schmitt. I componenti della Corte penale internazionale condannati in Russia sono stati inoltre inseriti in una lista di ricercati internazionali. Al momento, però, come evidenzia il giornale Kommersant, «è praticamente impossibile eseguire le condanne, poiché l’Interpol si è rifiutata di pubblicare una lista di ricercati per gli imputati nell’inchiesta russa».
Il 5 marzo e il 24 giugno dello scorso anno la Camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso i mandati di arresto con destinatari Sergei Kobylash (comandante dell'Aviazione delle Forze aerospaziali Russe) e Viktor Sokolov (comandante della Flotta del Mar Nero) per altri gravi fatti accaduti in Ucraina. L’azione della Cpi non ha risparmiato neppure l'ex ministro della Difesa e attuale segretario del Consiglio di sicurezza russo, Sergei Shoigu, e il Capo di Stato maggiore, Valery Gerasimov. I mandati di arresto nei confronti di questi ultimi sono stati definiti “illegali” dall’autorità giudiziaria di Mosca e non è escluso un nuovo procedimento contro il procuratore della Cpi e i giudici dell’Aia.
Il sito “Parola alla difesa”, che si occupa di questioni giudiziarie, avvocatura russa e diritti umani, ha richiamato il commento dei difensori d’ufficio dei magistrati della Corte penale internazionale condannati. I legali hanno osservato che il processo si è svolto nel «rispetto del contraddittorio delle parti e dei diritti degli imputati». La difesa ha annunciato che farà appello contro la sentenza pronunciata ieri.
Il corto circuito giudiziario al quale stiamo assistendo a livello globale mira a destabilizzare e delegittimare il diritto internazionale, che ha nella Corte penale internazionale non solo un simbolo. Il Tribunale olandese è il luogo che dovrebbe evitare l’impunità per i responsabili di gravissimi crimini. La sentenza di condanna dei magistrati della Cpi è arrivata, come detto, nella “Giornata della Costituzione della Federazione Russa”. Gli esponenti di alcune organizzazioni forensi russe si sono chiesti quanto sia coerente, tenendo conto degli ultimi eventi, sottolineare il valore della Costituzione, considerato che la situazione riguardante il rispetto dei diritti umani peggiora di mese in mese nella Russia di Putin.


