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Israele, attacco missilistico iraniano su Ramat Gan, Tel Aviv e Holon
È salito a 639 morti e oltre 1.300 feriti il bilancio delle vittime iraniane dei raid israeliani, mentre Teheran ha lanciato nella notte una nuova ondata di missili contro Israele. Colpiti almeno quattro obiettivi nel centro e sud del Paese, tra cui Tel Aviv, Ramat Gan, Holon e Be’er Sheva. Proprio nella città meridionale un missile ha danneggiato il Soroka Medical Center, principale ospedale della regione.
La struttura, che serve circa un milione di residenti, ha riportato “danni estesi” e registrato numerosi feriti. La direzione ha chiesto alla popolazione di non recarsi nella struttura, già sotto forte pressione.
Secondo fonti mediche israeliane, a Holon una persona è rimasta gravemente ferita, mentre almeno venti altre sono state soccorse con lesioni lievi. Le sirene d’allarme hanno suonato in tutto il Paese, da Gerusalemme fino al nord e sud di Israele, mentre il sistema di difesa Iron Dome è stato attivato su più fronti.
Intanto, la TV di Stato iraniana ha accusato Israele di aver colpito il reattore nucleare ad acqua pesante di Arak. Secondo le autorità iraniane, l’impianto era stato evacuato prima dell’attacco e non vi sarebbero rischi di contaminazione. L’IDF aveva preannunciato il raid attraverso un messaggio su X, invitando la popolazione locale a lasciare l’area.


Cresce la pressione diplomatica
Le conseguenze umanitarie dei bombardamenti israeliani sul territorio iraniano aggravano ulteriormente il quadro. Secondo Human Rights Activists, ong con sede a Washington, tra le 639 vittime ci sarebbero almeno 263 civili e 154 membri delle forze di sicurezza, mentre 222 non sono ancora stati identificati. Quattro le vittime minorenni confermate.
Dal Cremlino, il portavoce Dmitrij Peskov ha lanciato un avvertimento: «Un intervento degli Stati Uniti porterà a una nuova fase di terribile escalation», ha dichiarato, definendo il coinvolgimento occidentale una «espansione geografica del conflitto». Peskov ha però assicurato che Israele ha garantito la sicurezza degli specialisti russi presenti nella centrale nucleare di Bushehr.
Cina e Iraq lanciano l’allarme
Anche la Cina si è detta pronta a svolgere un ruolo attivo per ristabilire la calma. «L’aumento delle tensioni non è nell’interesse della comunità internazionale», ha detto Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri, assicurando che Pechino è in contatto con Teheran, Tel Aviv e diversi Paesi della regione, tra cui Egitto e Oman.
Dura condanna anche dall’Iraq. Il Grande Ayatollah Ali al-Sistani ha avvertito che eventuali attacchi contro i vertici religiosi iraniani – come l’Ayatollah Khamenei – potrebbero provocare «il caos nella regione e danni su vasta scala per tutte le nazioni». Ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire diplomaticamente per fermare l’aggressione e negoziare una soluzione sulla questione nucleare.
Scontro diplomatico con l’AIEA
Nel frattempo, Teheran attacca frontalmente il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, lo ha accusato di aver «tradito il Trattato di non proliferazione» e di aver reso l’AIEA «strumento di guerra» per giustificare l’aggressione israeliana agli impianti nucleari. Grossi aveva dichiarato ad Al Jazeera che non esistono prove di un programma nucleare militare iraniano attivo, ma per Teheran «è troppo tardi».
L’Iran: «Continueremo a colpire»
Il maggiore generale Abdolrahim Mousavi, capo delle forze armate iraniane, ha confermato l’intenzione di proseguire gli attacchi: «Non ci sono limiti davanti a noi. Passeremo dagli attacchi deterrenti a quelli punitivi», ha detto in visita a una base del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione.