In Messico è andata in scena un’elezione senza precedenti: per la prima volta i cittadini sono stati chiamati a votare direttamente i giudici di ogni ordine e grado, inclusi i nove membri della Corte Suprema. Una riforma voluta con forza dall’ex presidente Andrés Manuel López Obrador e rivendicata oggi dalla sua erede politica, la presidente Claudia Sheinbaum, come segno distintivo di un nuovo corso democratico.

Secondo l’Istituto nazionale elettorale (INE), ha votato solo il 13% degli aventi diritto. Un dato che non ha impedito a Sheinbaum di definire l'appuntamento «un successo storico», sostenendo che il Messico è «il Paese più democratico del mondo». In un video diffuso via social, la presidente ha elogiato la partecipazione popolare come prova di un cambiamento: «Il potere è del popolo, non più nelle mani di pochi».

Profili controversi

Eppure, non sono mancate le critiche. A sollevarle sono analisti, osservatori internazionali e persino il quotidiano “New York Times”, che ha segnalato la presenza tra i candidati di profili controversi, alcuni con precedenti penali o coinvolgimenti in scandali. Ciononostante, i candidati sostenuti dal partito di governo Morena e dalla maggioranza in Congresso hanno ottenuto la maggioranza dei voti, assicurando l’orientamento progressista della futura Corte Suprema, che sarà presieduta da Hugo Aguilar, indigeno mixteco ed ex consigliere degli zapatisti.

Abbattere nepotismo e corruzione

L’elezione, presentata come strumento per abbattere il nepotismo e la corruzione nella magistratura, è invece finita sotto accusa per presunte pressioni politiche. Molte denunce hanno riguardato la mancanza di trasparenza nella selezione delle candidature e l’uso di “acordeones”, ovvero vademecum cartacei e digitali distribuiti da esponenti di Morena per guidare il voto degli elettori. A peggiorare il quadro, la complessità delle schede — fino a sei per ciascun elettore — e la presenza di centinaia di nomi tra cui scegliere.

A livello operativo, lo spoglio è affidato a 300 consigli distrettuali, con risultati attesi non prima del 15 giugno. Il Prep, il sistema informatico usato in altre elezioni per fornire risultati preliminari, è stato infatti escluso da questo processo.

Uccisi cinque poliziotti

A rafforzare i dubbi sull’indipendenza del nuovo sistema giudiziario è anche il contesto di crescente violenza nel Paese. Solo nelle ultime ore, cinque agenti sono stati uccisi in Chiapas in un’imboscata attribuita a bande armate legate al narcotraffico. Secondo il governatore locale Eduardo Ramírez, oltre mille agenti sono stati dispiegati per riprendere il controllo della zona, teatro da anni di scontri tra il cartello di Sinaloa e quello di Jalisco Nueva Generación.