Divisivo. Donald Trump è sempre più divisivo. Ogni settimana il presidente degli Stati Uniti offre innumerevoli spunti di riflessioni – con inevitabile scia di polemiche – per le decisioni adottate attraverso gli ormai famosi “ordini esecutivi”. Gli americani dovranno abituarsi al “metodo Trump”.

L’ultima decisione del capo della Casa Bianca ha riguardato l’utilizzo della Guardia nazionale a Los Angeles, roccaforte democratica come tutta la California, per fronteggiare le proteste contro gli arresti degli immigrati irregolari. Una scelta, a detta del presidente, che ha trovato motivazione nel Titolo 10 del Codice degli Stati Uniti. Questa legge federale delinea il ruolo delle forze armate statunitensi e consente al presidente di schierare unità della Guardia nazionale se c'è una “ribellione o un pericolo di ribellione” o se il presidente “non è in grado di far rispettare le leggi degli Stati Uniti con le forze regolari”. Questa disposizione viene adottata anche se gli Stati Uniti vengono invasi.

Esperti legali di organizzazioni per la difesa dei diritti umani, sia di destra che di sinistra, hanno espresso perplessità in merito all’applicazione del Titolo 10 da parte di Trump, definendo questa scelta “incendiaria e sconsiderata” per due ragioni. La prima riguarda lo scontro tra Casa Bianca e California. La seconda ragione si riferisce al pugno di ferro che potrebbe essere utilizzato d’ora in avanti per reprimere il dissenso e le manifestazioni di piazza. Le tensioni che si sono registrate nelle università con la solidarietà al popolo palestinese non sono un ricordo lontano.

Una contraddizione se si prende in considerazione il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce il diritto di riunione, la libertà di parola e di stampa.

A proposito dello scontro fra poteri, la California ha annunciato che farà causa contro l’ordine di Trump di impiegare la Guardia nazionale. Ad annunciarlo è stato ieri il governatore Gavin Newsom nel quarto giorno consecutivo di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine a Los Angeles. Newsom ha definito l’invio dei soldati della Guardia nazionale “intenzionalmente provocatorio”. Secondo il New York Times, l’ordine dato da Trump sabato scorso è «tanto antistorico quanto basato su falsi pretesti» con la creazione di un «caos che invece avrebbe dovuto prevenire».

Alcuni giuristi temono che Trump possa spingersi oltre le decisioni già prese, invocando l’applicazione dell’Insurrection Act del 1807, che consentirebbe alle truppe mobilitate di intervenire per mantenere l’ordine pubblico di fronte alle manifestazioni

di piazza. Su questo punto il timore che certi limiti possano essere oltrepassati è concreto. Definire le proteste una “insurrezione”, con la possibilità di avvalersi dei militari contro i cittadini statunitensi, sarebbe un rischio legale per l’amministrazione Trump con l’immagine degli Stati Uniti che verrebbe offuscata. Ma nell’interpretazione delle norme all’Insurrection Act si aggiunge un’altra legge di quasi un secolo e mezzo fa, il “Posse Comitatus Act” del 1878, secondo cui è vietato l’utilizzo sul suolo americano dell’esercito con funzioni di polizia. Il presidente americano è però sempre più convinto che i fatti di Los Angeles possano autorizzarlo a usare le maniere forti.

Liza Goitein, direttrice senior del programma per la libertà e la sicurezza nazionale del “Brennan Center for Justice”, è convinta che l’ordine del presidente di inviare i riservisti per presidiare le strade di Los Angeles e per reprimere le proteste contro i rimpatri forzati degli immigrati clandestini è un precedente pericoloso e un chiaro abuso di potere.

Dello stesso parere il New York Times. In un editoriale di ieri la linea è chiara: «L’ordine di Trump non stabilisce né legge né ordine. Piuttosto, trasmette il messaggio che l’amministrazione è interessata solo a reazioni eccessive e a un'eccessiva estensione delle sue reazioni. Le scene di gas lacrimogeni nelle strade di Los Angeles di domenica hanno sottolineato questo punto: l’idea di legge e ordine di Trump è un intervento violento e sproporzionato che aggiunge caos, ansia e rischio a situazioni già tese».

Il quotidiano newyorkese lancia l’allarme sulle continue forzature alle quali stiamo assistendo. «Con questa Casa Bianca di Trump – scrive il NYT -, c’è la forte possibilità che la risposta non andrà cercata nello Stato di diritto, nei valori consolidati o nelle norme. Piuttosto, si tratterà, come sempre accade con questa amministrazione, di ciò che più serve agli interessi e agli impulsi del presidente». A sei mesi dall’insediamento, “The Donald” sta dando il peggio di sé.