Secondo quanto riportato da CBS News, funzionari americani sarebbero stati informati della disponibilità di Israele a lanciare un’operazione militare contro l’Iran. L’intelligence statunitense teme possibili ritorsioni da parte di Teheran contro obiettivi americani in Iraq, motivo per cui il Dipartimento di Stato ha ordinato l’evacuazione del personale governativo non essenziale dal Paese.

Il Pentagono ha inoltre autorizzato la partenza volontaria dei familiari del personale militare dislocato in tutto il Medio Oriente. A confermarlo è un funzionario del Dipartimento della Difesa citato da CBS.

Anche Donald Trump, intervenuto al Kennedy Center, ha fatto riferimento al rischio crescente: «Il personale viene spostato perché il Medio Oriente potrebbe diventare una zona pericolosa».

Sul fronte interno israeliano, la Knesset ha respinto per un solo voto una mozione presentata dall’opposizione per sciogliere l’assemblea e andare a elezioni anticipate. Il provvedimento è stato bocciato con 61 voti contrari e 53 favorevoli. L’iniziativa puntava a ottenere l’appoggio dei partiti ultra-ortodossi, contrari alla linea del premier Benjamin Netanyahu sulla legge che obbligherebbe anche gli studenti religiosi al servizio militare.

Nel frattempo, negli Stati Uniti è stato condannato a 37 mesi di carcere Asif Rahman, ex analista della Cia, per aver divulgato informazioni classificate relative a piani militari israeliani contro l’Iran.

Rahman, arrestato dall’Fbi in Cambogia nel novembre scorso, si era dichiarato colpevole a gennaio per conservazione e trasmissione illegale di dati sulla difesa nazionale. Secondo quanto riportato dal Washington Post, i documenti divulgati contenevano dettagli su esercitazioni aeree e movimenti di munizioni in un campo d’aviazione israeliano, preparatori a un attacco contro l’Iran.

I documenti, diffusi via Telegram da un account chiamato Middle East Spectator, non indicavano obiettivi specifici, ma avrebbero spinto le autorità israeliane a posticipare le operazioni per motivi di sicurezza.

La fuga di notizie ha avuto implicazioni operative concrete: secondo i documenti del tribunale, Rahman ha fotografato file top secret, li ha modificati digitalmente per nascondere la fonte, e poi trasmessi a soggetti non autorizzati, distruggendoli subito dopo.