PHOTO
L'ONG SEA WATCH PRESTA SOCCORSI A NAUFRAGHI NELLE ACQUE A LARGO DI LAMPEDUSA
Due bambini morti e una persona dispersa. È il drammatico bilancio di un naufragio avvenuto durante un’operazione di soccorso in mare. A denunciarlo è Sea Watch, la Ong tedesca impegnata nelle missioni di salvataggio nel Mediterraneo.
La tragedia si è consumata dopo giorni di silenzio e inerzia. Lunedì scorso, l’aereo Seabird dell’organizzazione ha individuato un barcone con oltre 90 persone a bordo, alla deriva da tre giorni. Due persone erano già finite in acqua. Nonostante l’allerta immediata, Frontex – l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera – è intervenuta solo sei ore dopo, per poi allontanarsi senza intervenire.
Secondo il racconto della Ong, è stata la nave mercantile Port Fukuka, presente nella zona, a tentare il soccorso. Ma proprio durante le operazioni, il barcone si è ribaltato. Tutti i migranti sono finiti in mare. Quando sono stati recuperati, due bambini erano morti e una persona risultava dispersa.
Sea Watch accusa apertamente: «Le persone erano ancora in mare ieri mattina. Le navi di soccorso europee avrebbero potuto raggiungerle in tre ore, ma hanno scelto di non farlo».
Ora i superstiti si trovano ancora a bordo del mercantile. Le autorità italiane, secondo l’Ong, stanno ostacolando lo sbarco in Italia, mentre si teme un imminente intervento della guardia costiera libica per riportarli nei centri di detenzione in Libia, dove – denuncia Sea Watch – li attenderebbero torture e morte.
A complicare il quadro, anche il blocco della nave Aurora – il mezzo veloce di soccorso di Sea Watch – ferma da giorni nel porto di Lampedusa per motivazioni giudicate “infondate” dalla stessa organizzazione.
La denuncia
«Questo spettacolo vergognoso non si è ancora concluso – afferma la Ong –. Le autorità italiane ed europee non sono intervenute. È un sistema che fa esattamente ciò per cui è stato progettato: lasciare che le persone muoiano ai confini dell’Europa. Silenziosamente, sistematicamente».
Sea Watch chiede lo sblocco immediato della nave Aurora e la garanzia che i naufraghi non vengano riportati in Libia. Un nuovo caso che riapre il dibattito sull'efficacia e l'etica del sistema europeo di gestione delle migrazioni nel Mediterraneo centrale.