In Israele, i leader dei principali partiti di opposizione si sono riuniti oggi per decidere se portare in aula la proposta di legge che chiede lo scioglimento della Knesset. Lo riferisce l’emittente pubblica “Kan”, secondo cui la votazione sarebbe in programma già per oggi. L'iniziativa è sostenuta da Yesh Atid, Yisrael Beytenu, Unità nazionale e i Democratici, e rappresenta un tentativo di innescare elezioni anticipate in un momento delicato per il governo Netanyahu.

Il rischio, però, è che se la mozione venisse respinta, le opposizioni dovrebbero attendere sei mesi prima di poterla ripresentare. La partita si gioca tutta sull’atteggiamento dei due partiti ultraortodossi, Shas ed Ebraismo della Torah unito, che con i loro 18 seggi potrebbero risultare decisivi. Entrambi hanno minacciato di uscire dalla coalizione se non sarà approvata una legge per esentare dal servizio militare gli studenti delle yeshivot, le scuole religiose ebraiche.

Attualmente, la coalizione di governo dispone di 68 seggi su 120, una maggioranza che sembra solida. Ma se Shas e UTJ dovessero davvero voltare le spalle all’esecutivo, i numeri per lo scioglimento ci sarebbero. Tuttavia, secondo “The Times of Israel”, la minaccia potrebbe rientrare in una strategia per ottenere concessioni da Netanyahu, piuttosto che in una reale volontà di far cadere il governo.

Il partito Shas, infatti, starebbe lavorando sottotraccia per rinviare il voto, anche per motivi interni: è impegnato a consolidare il proprio potere nominando rabbini di riferimento in vari incarichi municipali. Inoltre, un’eventuale vittoria dell’opposizione porterebbe a un irrigidimento sulla coscrizione degli haredim, elemento che rende ancora più improbabile il loro reale sostegno allo scioglimento della Knesset.

Secondo una fonte anonima della maggioranza, citata sempre da “The Times of Israel”, la probabilità di un reale collasso del governo sarebbe attualmente attorno al 20%.