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ALICE WEIDEL POLITICA AFD CANDIDATA CANCELLIERA GERMANIA
Alternative für Deutschland, secondo partito della Germania e principale forza d’opposizione all’interno del Bundestag, sarebbe un’organizzazione estremista e rappresenterebbe una pericolo per la democrazia. A sostenerlo è l’Ufficio federale per la tutela della Costituzione tedesca (Bfv), agenzia dell’intelligence tedesca deputata alla sorveglianza delle attività contrarie alla Legge fondamentale tedesca. La finalità dell’ufficio è di identificare e monitorare individui e organizzazioni capaci di minacciare la democrazia e lo stato di diritto della Repubblica federale.
Venerdì il Bfv ha rilasciato un parere, redatto da esperti d’intelligence, destinato all’uso interno, in cui il partito co-presieduto da Alice Weidel viene classificato come una minaccia per la democrazia. Alla base della classificazione sono state poste le posizioni antiliberali, nazionaliste, xenofobe e maschiliste rivendicate dall’AfD, considerandole come discriminatorie nei confronti di parte della popolazione tedesca, in particolar modo verso coloro che sono immigrati in Germania e i loro discendenti. Quanto riportato nel parere non sorprende, già nel 2023 il Bfv, dopo quattro anni di sorveglianza, aveva dichiarato l’ala giovanile di AfD, Junge Alternative, un pericolo per la democrazia.
«L’AfD ha dimostrato di perseguire sforzi contro il libero ordine democratico di base». Ha dichiarato il ministro dell’Interno tedesco, Nancy Faeser. «L’AfD sostiene un concetto di etnia delle persone che discrimina interi gruppi della popolazione. I cittadini con una storia di migrazione sono trattati come tedeschi di seconda classe. Ciò contraddice chiaramente la garanzia della dignità umana, prevista dall’art. 1 della Legge fondamentale.
L’Ufficio federale per la protezione della Costituzione ha un chiaro mandato legale per agire contro l’estremismo e proteggere la nostra democrazia e lo fa in modo indipendente». Essendo ora considerata un’organizzazione estremista, AfD potrebbe essere soggetta a un maggiore controllo da parte dei servizi segreti tedeschi, tramite ad esempio l’utilizzo di informatori e intercettazioni dei propri membri, salvo i limiti imposti per i parlamentari.
«Questa decisione dell'Ufficio per la protezione della Costituzione», ha commentato Stephan Bradner, vicepresidente di AfD, «è completamente priva di senso in termini di contenuto, non ha nulla a che fare con la legge e la giustizia, ed è puramente politica nel quadro della lotta dei partiti del cartello contro l'AfD». Il partito ieri mattina ha depositato un ricorso contro l’indicazione del partito come organizzazione estremista. La designazione operata dal Bsv ha aperto alla possibilità di messa al bando di AfD. Perché ciò avvenga bisogna che il parlamento o il governo federale ne facciano richiesta alla Corte Costituzionale, che dovrebbe esaminare il caso ed aprire un lungo iter processuale. Il passaggio non è automatico né scontato. AfD gode di largo consenso tra gli elettori soprattutto dell’ex Ddr e alle scorse elezioni politiche è stato scelto da più di 10 milioni di elettori. La scelta se proseguire o meno nei confronti di AfD spetterà probabilmente a Friedrich Merz che giurerà come nuovo cancelliere il 6 maggio. Il ministro dell’Interno del Nord Reno-Vestfalia e membro della CDU, Herbert Reul, si è mostrato molto cauto a riguardo. «Una cosa alla volta: prima bisogna verificare i fatti. Allora devono essere sufficienti. E solo allora i politici dovranno valutare se sia saggio, sensato, sì o no».
Le conseguenze della recente classificazione di AfD potrebbero dispiegarsi anche nella pubblica amministrazione. «Se si vuole rimuovere qualcuno da un incarico pubblico», ha proseguito Reul «bisogna dimostrare che questa persona ha violato il suo dovere di lealtà verso lo Stato. E l'appartenenza a un'organizzazione è una delle ragioni, ma è sufficiente? Non credo, vedremo. Deve essere verificato caso per caso».
Pur non essendo una decisione giudiziaria, la classificazione operata dal Bsv ha avuto un forte impatto sulla politica tedesca ed europea. I casi di Romania e Francia, insieme ora a quello tedesco, impongono seri interrogativi per le democrazie liberali europee, intorpidite di fronte alla recrudescenza di ideologie autoritarie all’interno dei propri sistemi democratici. Se però l’opposizione a questi partiti e organizzazioni viene fatta dai soli tribunali o organi di sicurezza, e non dalla politica, si rischia di servire su un piatto d’argento la posizione, molto allettante e in genere premiata alle urne, di vittima del sistema.