Da un lato abbiamo Trump che bullizza il mondo intero coi dazi e tratta i suoi più stretti alleati (a partire da noi europei) nel migliore dei casi come competitori invece che come cooperatori, dall’altro ha buon gioco Xi Jinping nel presentarsi come leader rassicurante del Sud Globale.

Si è tenuto, il 31 Agosto e il primo settembre, a Tianjin, in Cina, il XXV Summit dello SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shangai). È, questa, un’organizzazione nata a Shangai quasi 30 anni fa, nel 1996, per iniziativa di 5 Stati (Cina, Russia, e le tre Repubbliche ex sovietiche del Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan). Partita, di fatto, come alleanza tra Cina e parte del mondo ex URSS, nel corso dei tre decenni si è molto ampliata e, oggi, dai 5 membri iniziali si è passati a 10, con ingresso, tra gli altri, di India, Pakistan e Iran, ma molti altri sono accreditati come osservatori o partner.

Per farla breve, ormai la SCO riunisce, in una veste o l’altra, 26 Stati asiatici ( anche se l’Egitto e la Turchia sono asiatici solo in parte), con una popolazione complessiva pari a circa la metà di quella mondiale. Non si tratta della parte più povera del mondo, visto che la Cina e l’Arabia, per dire, non lo sono affatto, ma è innegabile che si pone come contraltare al blocco dei Paesi occidentali.

President Donald Trump listens during a meeting with Polish President Karol Nawrocki in the Oval Office of the White House, Wednesday, Sept. 3, 2025, in Washington. (AP Photo/Evan Vucci)
President Donald Trump listens during a meeting with Polish President Karol Nawrocki in the Oval Office of the White House, Wednesday, Sept. 3, 2025, in Washington. (AP Photo/Evan Vucci)
Donald Trump (APN)

E qui si comincia a misurare il genio strategico ( si fa per dire) di Donald Trump. Nel corso del mandato Biden, la vicepresidente Harris si recò in Vietnam per rafforzare i legami tra i due paesi visto che tra Vietnam e Cina i rapporti non sono generalmente idilliaci. Con l’India, ai tempi della Guerra fredda in orbita sovietica, è iniziato un lungo corteggiamento, considerato anche il fatto che il Pakistan, nemico storico dell’India, è in rapporti strettissimi con Pechino. La strategia americana, insomma, era quella di non lasciare alla Cina campo libero in Asia, stringendo a sé alcuni suoi vicini di peso. Ma tutto ciò è terminato con l’arrivo di Trump il quale, da elefante in cristalleria, ha cominciato a bersagliare il mondo coi dazi. Non solo: i più alti li ha riservati proprio all’India col 50% e il Vietnam è comunque penalizzato con il 20%. Risultato di questa geniale strategia è il successo del vertice dello SCO con foto simbolo che ritrae Putin, Xi e Modi che si stringono la mano e il cordialissimo incontro tra lo stesso Xi e il premier vietnamita che si è concluso ribadendo i comuni interessi strategici tra i due Paesi.

Non solo. In molti analisti, nei mesi scorsi, spiegavano il disinteresse trumpiano verso l’Ucraina come una mossa per staccare la Russia dalla Cina, da sempre additata da Trump come futuro competitor (se non nemico) globale. Anche in questo caso la strategia sembra non raccogliere successoni: tanto Putin quanto Xi non hanno fatto altro che ribadire la grande amicizia tra Cina e Russia e il proposito di approfondirla vieppiù in futuro.

Trump, quindi, fidando nel suprematismo americano che lo porta in rotta di collisione con chiunque, sta spalancando le porte ad un ruolo sempre più centrale della Cina. Xi, infatti, nel suo discorso si è presentato come benevolo padrone di casa, invitando alla cooperazione tecnologica, per esempio per l’Intelligenza Artificiale, o per la esplorazione lunare, o mettendo a disposizione il sistema satellitare Beidou, alternativa al GPS. E, soprattutto, concludendo che «dobbiamo continuare a opporci inequivocabilmente all'egemonismo e alla politica di potenza, praticare un vero multilateralismo e porci come pilastri nella promozione di un mondo multipolare e di una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali». Non è gran mistero chi sia il destinatario di questo messaggio, chi pratichi, per Xi, egemonismo e politica di potenza.

Il tutto, sia detto per inciso, glissando allegramente sul fatto che in Ucraina la politica di potenza la sta portando avanti la Russia, membro fondatore della SCO, e sul fatto che si invoca maggiore democrazia nelle relazioni internazionali ma ci si dimentica di invocarla all’interno degli Stati. Alcuni membri della SCO, a partire dalla Cina, non brillano, infatti, nel panorama delle democrazie mondiali. Evidentemente vengono considerati dettagli.

La conclusione, in ogni caso, è che Trump, sta raccogliendo i primi frutti della sua dissennata politica: rafforzamento della Cina sulla scena internazionale e rapporti sempre più freddi con gli alleati storici. Un genio strategico, Xi gli è molto riconoscente.