Il convegno che si terrà oggi 18 novembre nel Palazzo di Giustizia di Roma non rappresenta soltanto un appuntamento di grande rilevanza per l’Avvocatura capitolina. Segna, di fatto, l’avvio della campagna referendaria sulla separazione delle carriere, dopo la costituzione dei comitati del “” e del “no”. Un passaggio che interpella l’intero Paese e che richiede serietà, approfondimento, responsabilità civile.

Per questo l’Ordine degli Avvocati di Roma ha scelto di mettere a disposizione una sede istituzionale prestigiosa e carica di storia, offrendo un vero e proprio servizio pubblico. Riteniamo che il nostro compito non si esaurisca nella tutela della professione, ma si estenda alla promozione di un dibattito informato e pluralista su temi che incidono direttamente sulla qualità della democrazia e sull’equilibrio dei poteri dello Stato.

I lavori – che avrò l’onore di presiedere, con la moderazione del direttore de Il Dubbio Davide Varì – saranno introdotti da Antonino Galletti, Consigliere del Consiglio Nazionale Forense, e da Davide Bacecci, Presidente dell’Unione degli Ordini Forensi del Lazio. A seguire, un confronto franco e serrato tra i maggiori esponenti dell’Avvocatura, della Magistratura e del mondo accademico.

Per le ragioni del “NO” interverranno i magistrati Rocco Maruotti, Giuseppe Tango e Gaspare Sturzo, insieme a Giovanna De Minico. A sostenere le ragioni del “SÌ” saranno invece le voci autorevoli quali Francesco Petrelli, Gian Domenico Caiazza, Carlo Morace e Giorgio Spangher. La nostra iniziativa si inserisce in un percorso ormai stabile: l’impegno dell’Ordine degli Avvocati di Roma nel favorire un confronto leale e aperto sui temi della Giustizia, coinvolgendo tutte le componenti istituzionali e culturali che animano il sistema.

Crediamo che il cittadino abbia diritto a un’informazione seria, che spieghi le ragioni in campo e consenta di formarsi un’opinione consapevole. È questo, oggi più che mai, il compito di un’Avvocatura che vuole essere protagonista e non spettatrice. Una funzione sociale prima ancora che professionale: contribuire alla crescita democratica del Paese, parlando a tutti, senza pregiudizi e senza retorica. Il dibattito del 18 novembre è un primo passo in questa direzione, un passo necessario per rendere questo appuntamento un esempio di come, anche tra attori protagonisti, una fase cruciale per il futuro di tutti possa essere narrata. All'Avvocatura e non.