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L'avvocato Francesco Sabatino
Mentre assistevamo ieri al consueto blitz con conferenza stampa del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, l’immagine si è spostata sulle tante storie di ingiustizia, o di detenzione non dovuta, cui abbiamo assistito negli anni scorsi in Calabria. Francesco Sabatino le ha attraversate un po’ tutte. Come avvocato, come difensore nel maxiprocesso “Rinascita Scott” di Lamezia, poi come vittima di un particolare blitz di ’ndrangheta, ammanettato, indagato, imputato, processato, assolto. E siamo solo al primo grado di giudizio.
La sua storia riveste un particolare interesse perché è ambientata nell’anno chiave di Nicola Gratteri, il procuratore di Calabria emigrato a Napoli proprio in quel periodo. Tutto si intreccia in quei giorni del 2023. Il procuratore non avrebbe più potuto restare a Catanzaro, dopo sette anni, e aveva dovuto rinunciare all’ambizione di trasferirsi a Milano o diventare il capo della Procura nazionale Antimafia. Aveva così puntato su Napoli. Il viaggio è stato lungo, e per tutto l’anno costellato di inchieste e blitz. L’ “Operazione Maestrale- Carthago”, con l’ovvio sottinteso “delenda est”, fu la più maestosa, e si sviluppò, nei suoi vari tronconi, unitamente alle gemelle “Olimpo” e “Imperium”, nel corso di tutto il 2023, a partire dal mese di gennaio. Lo schema è consueto: intercettazioni a valanga, spesso approvate dal gip solo con il “visto, si autorizza”, connessione costruita con il reato associativo, blitz notturno e conferenza- stampa finalizzata a denunciare il legame tra i mafiosi e i politici.
Nello schema, tra i piatti forti c’è l’arresto di uno o più avvocati. A questi legali non si perdona il fatto di dare assistenza anche ai Caino della società, e di garantire loro il rispetto delle garanzie cui ogni cittadino ha diritto. Così vengono continuamente accusati, in genere senza prove, di aiutare le cosche con la loro attività professionale. Ogni suggerimento legale, ogni strategia difensiva, nelle intercettazioni e nelle parole dei “pentiti”, diventa “contributo concreto” al prosperare delle mafie.
L’avvocato Francesco Sabatino era finito nell’ultimo troncone dell’indagine del 2023. Vogliamo ricordarla per le gravi anomalie procedurali che l’hanno caratterizzata. La Procura diretta da Nicola Gratteri chiede l’arresto di 84 persone in data 24 maggio, con un documento di diecimila pagine, cui vanno aggiunti anche gli atti a corredo. Una lettura impegnativa, che il gip sbrigherà abbastanza rapidamente, emettendo l’ordinanza di custodia cautelare il 9 giugno.
L’elenco di reati è sterminato, circa 200 capi d’imputazione che vanno dall’associazione di stampo mafioso a omicidi, estorsioni, traffico di droga e di armi. E insieme, ecco la “zona grigia”, con avvocati e uomini delle istituzioni sospettati di “concorso esterno”, l’eterno reato che non esiste nel codice. Visto lo scrupolo del giudice nello sbrigare rapidamente il proprio lavoro, si immagina ci sia una certa urgenza di far eseguire gli arresti, soprattutto per quel che riguarda le persone sospettate di così gravi reati contro la sicurezza pubblica. Invece, che cosa succede? Nulla. La Procura, che dovrebbe dare l’input per l’esecuzione delle misure cautelari alla polizia giudiziaria, rimane immobile per tre mesi, fino al 30 agosto. Novanta giorni nel corso dei quali soggetti eventualmente pericolosi avrebbero potuto uccidere, estorcere, trafficare in armi e droga in modo indisturbato.
Il blitz scatterà solo il 7 settembre, con grande esibizione di mezzi e l’impiego di seicento carabinieri. Naturalmente bisognerebbe essere molto maliziosi per collegare la data al fatto che sei giorni dopo, il 13, era prevista la riunione con cui il plenum del Csm doveva decidere anche l’elezione del nuovo procuratore di Napoli, carica cui era candidato lo stesso Gratteri. Tra gli arrestati c’è appunto anche l’avvocato Sabatino, il quale difende una ventina degli imputati del maxiprocesso “Rinascita Scott”, che ormai volge al termine, col Tribunale che sta per entrare in camera di consiglio. Proviamo a immaginare lo scompiglio provocato in quell’aula se l’arresto del legale fosse avvenuto tre mesi prima, con le nomine di venti imputati da rifare, tra proteste e impugnazioni.
Così, il blitz avviene, per coincidenza, alla vigilia della sentenza sul “Rinascita” e anche della gloriosa elezione di Gratteri a procuratore di Napoli. Quel giorno, era il 13 settembre 2023, la delibera approvata dal plenum aveva usato nei suoi confronti elogi entusiastici come “indiscusso valore”, “prestigio” e “passione”. Nulla si era detto sui risultati delle sue inchieste nei 30 anni di permanenza in Calabria, e nessuno gli aveva chiesto conto della ingente cifra di risarcimenti per ingiuste detenzioni nella sua regione, ben sopra la media nazionale. E neppure della percentuale degli imputati assolti nei processi sfociati dalle sue inchieste cui seguivano troppo spesso gli allineamenti e le condivisioni da parte dei gip. Tra un mese è attesa la sentenza d’appello sul “Rinascita Scott”, il suo capolavoro, quello che avrebbe dovuto santificare Gratteri.
Un “maxi” neppure lontanamente paragonabile a quello di Palermo, in seguito al quale, dopo la sentenza e poi gli arresti dei boss latitanti, si era chiusa un’era di Cosa nostra. Nell’era del Gratteri di Calabria invece, con la sentenza di primo grado del 20 novembre 2023, furono portati a giudizio 338 imputati, ma 131 furono assolti. Cioè il 39% delle persone che erano state arrestate con il famoso blitz del 19 dicembre 2019. E anche l’altro suo capolavoro, il “Maestrale- Carthago” che precedette la nomina di Gratteri a Napoli, nell’abbreviato ha visto, su 92 posizioni esaminate, ben 63 rivisitate con assoluzioni totali o parziali. Quanto all’avvocato Sabatino, nelle motivazioni dell’assoluzione si legge che da parte sua non c’è “sussistenza di contributi concreti alla criminalità vibonese” e che il legale ha offerto “solo apporto tecnico- professionale connesso al mandato difensivo”. Resta un dubbio: nei tre mesi successivi all’ordinanza che lo riguardava insieme ad altri 83 “arrestandi”, non c’è stata, da parte di qualcuno, una omissione di atti d’ufficio?


