Un vero gioco di specchi, quello che sta coinvolgendo in questi giorni il generale Mario Mori, ex capo dei Ros con molte medaglie sul petto per il contrasto alle cosche mafiose. Preso d’assalto da qualche toga militante, il generale può appuntare sulla divisa anche tre assoluzioni, tra cui quella fondamentale del processo-flop “Stato-mafia”.

Ma succede che, giusto per non consentirgli sonni tranquilli, un anno fa la procura di Firenze che fu guidata da Luca Tescaroli, in arrivo dalla Sicilia e oggi a Prato, e che mantiene aperto, dopo quattro archiviazioni, il fascicolo Berlusconi-Dell’Utri sulle stragi 1993-94, abbia allargato il proprio orizzonte d’indagine fino al generale. Che quelle bombe di Firenze, Roma e Milano non avrebbe impedito, dopo che gli era stato segnalato un attentato alla torre di Pisa. Indagato, e quindi intercettato.

Ed ecco il gioco di specchi. Così un “anonimo” passa le intercettazioni agli amici di “Report”, i quali le trasmettono agli amici del “Fatto quotidiano”. Così si fa un po’ di casino nella Commissione Bicamerale Antimafia, dove siedono altri amici, un po’ di Cinquestelle più o meno in toga e qualcuno del Pd, tutti pronti a chiedere di poter curiosare in quelle intercettazioni. Perché Mori - scandalo, scandalo! - suggeriva al telefono che uno bravo come il nostro Damiano Aliprandi sarebbe stato un ottimo consulente per l’Antimafia. E questo è molto “mafioso”. Ecco come nasce e si sviluppa il circo mediatico-giudiziario-antimafioso-militante.