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SIGFRIDO RANUCCI GIORNALISTA
Antimafia 2, la vendetta. I fumogeni accesi domenica sera da Report sui lavori della bicamerale di Palazzo San Macuto, destinati in teoria a oscurare il filone “mafia- appalti”, innescano subito un processo di emulazione. In particolare tra i parlamentari del centrosinistra. Che diffondono due documenti, dopo che già lunedì il Movimento di Giuseppe Conte da una parte e il centrodestra dall’altra se l’erano date di santa ragione. Ieri ha preso forma la strategia d’opposizione sui lavori dell’Antimafia, prima con la nota dei capigruppo di Avs, 5S e Pd in commissione – Elisabetta Piccolotti, Luigi Nave e Walter Verini – e poi con la lunga lettera che i rappresentanti dem nella bicamerale hanno rivolto alla presidente meloniana dell’organismo di Palazzo San Macuto, Chiara Colosimo.
Entrambi i documenti chiedono di acquisire le intercettazioni diffuse domenica sera da Report e “evidentemente” effettuate dalla Procura di Firenze a carico di Mario Mori, nell’ambito dell’indagine che vede accusato l’ex generale del Ros di concorso nella strage dei Georgofili e per non aver impedito che Cosa nostra portasse i propri ordigni nel Continente. Il Pd in particolare si spinge oltre e chiede testualmente a Colosimo una «convocazione del generale Mori in Commissione, sotto forma non tanto di audizione quanto di interrogatorio giurato». In pratica i dem vogliono istruire una sorta di processo trattativa- bis. Lo si intuisce anche dalla preliminare asserzione, contenuta sempre nella dura missiva alla presidente dell’Antimafia, secondo cui nel ’ 92-’ 93 «mafie» e «settori della politica» trovarono «convergenze e comuni interessi per influenzare il corso politico del Paese, con il contributo di noti ambienti dell’estremismo nero e, purtroppo, di pezzi deviati dello Stato». S’intravede di nuovo la tesi che Nino Di Matteo ha rilanciato ieri in un’intervista al Fatto quotidiano,
cara anche ad altri ex pm di Palermo ( ma smentita fino alla Cassazione): le bombe, da Capaci in poi, dovevano spianare la strada a Forza Italia e a Silvio Berlusconi. Il corollario è il ridimensionamento dell’indagine conoscitiva su “mafia- appalti”, che non può, secondo i parlamentari del Pd, «ragionevolmente esaurire quanto accaduto in quegli anni in Sicilia e nel Paese».
Come nel documento del Nazareno, anche nella nota congiunta dei capigruppo dem, 5S e Avs nella commissione Antimafia, si chiede a Colosimo di «chiedere alla Procura di Firenze le trascrizioni delle intercettazioni delle conversazioni di Mori con terzi, in tutte le parti riguardanti l’andamento dei lavori della commissione». Il comunicato del centrosinistra non spende una parola sul fatto che quei brani sono stati diffusi da Report in violazione del codice penale, articolo 684, e che ad aver commesso un reato, previsto all’articolo 329, sempre del codice penale, è anche chi ha consegnato il materiale, tuttora coperto da segreto, al programma di Sigfrido Ranucci. Si allude poi, sia nella nota congiunta che nella lettera del solo Pd, alle nomine di «consulenti di fiducia» ottenute da Mori. Non una parola sul fatto che le “captazioni” svelate da Report contenessero anche il nome di un giornalista del “Dubbio”, Damiano Aliprandi, di fatto attaccato nonostante avesse declinato l’invito a collaborare con la commissione Antimafia. Sebbene si sia speso, nei mesi addietro, contro la legge Costa e per la tutela del lavoro giornalistico, il centrosinistra non ha alzato mezza manina per deplorare la propalazione, fuorilegge, di intercettazioni ancora segrete a danno di un giornalista, l’unico da anni a occuparsi di “mafia- appalti”.
L’INTERROGAZIONE DI FI
Va dato atto invece a Forza Italia di essere il solo partito a porsi il problema, tra gli altri, del pestaggio mediatico di Aliprandi.
Ieri gli azzurri hanno presentato due interrogazioni al ministero della Giustizia, una a firma dei senatori – da Gasparri e Zanettin a Paroli, Damiani, Occhiuto, Ternullo, Trevisi e De Rosa – e una analoga sottoscritta dai deputati – in particolare da Pittalis, D’Attis, Tenerini, Castiglione, Costa, Calderone e Bellomo.
«Chiediamo se si intenda avviare un’ispezione presso la Procura di Firenze per individuare i responsabili della diffusione abusiva delle intercettazioni in merito alla puntata andata in onda su Report, che ha diffuso», si legge nei due atti di sindacato ispettivo, «il contenuto di presunte intercettazioni irrilevanti sotto il profilo penale e coperte da segreto investigativo, che coinvolgono l’ex comandante dei Carabinieri Mario Mori, il suo avvocato Basilio Milio e il giornalista del Dubbio Damiano Aliprandi. Il giornalista di Report Paolo Mondani ha intervistato un anonimo investigatore che ha rivelato conversazioni tra Mori e Aliprandi», ricordano le due interrogazioni di Forza Italia.
L’unico mantra di 5S, Pd e Avs è invece ridimensionare “mafia- appalti”, sentire Mori come se fosse di nuovo alla sbarra del processo “trattativa”, rispolverare la pista nera sulle stragi. Su questa piattaforma, il centrosinistra è compatto. Se non altro, una questione come quella del dossier “mafia- appalti”, seppellito da anni sotto una coltre d’indifferenza, rischia di esplodere, a dispetto dei propositi di M5S e Pd, e di acquisire la visibilità che a quel filone è stata in passato volutamente negata.