Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha definito il sovraffollamento delle carceri italiane una vera emergenza nazionale, richiamando tutte le forze politiche a un confronto “aperto e costruttivo”, privo di pregiudizi ideologici. In un messaggio inviato a Rita Bernardini, presidente dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, in occasione dell’iniziativa “Laboratorio Spes contra spem” in corso nella Casa Circondariale di Rebibbia, La Russa ha sottolineato che “la dignità delle persone che formano la comunità negli istituti di pena è una necessità, anzi un obbligo”.

Secondo il presidente del Senato, «il sovraffollamento genera malessere e amplifica la percezione del carcere come luogo di degrado ed emarginazione, vanificando l’obiettivo primario di trasformare la pena in occasione di riscatto e rinascita sociale, come prevede la Costituzione». Da qui l’appello ad adottare ogni misura possibile – anche legislativa – per contrastare il fenomeno, tenendo ferma la “certezza della pena”, ma ponendo al centro la «tutela dei diritti e della dignità di ogni essere umano».

Il messaggio arriva in un momento in cui il tema carcerario è tornato con forza al centro del dibattito pubblico, anche grazie alle iniziative di mobilitazione in corso nel mondo della giustizia. Tra queste, lo “sciopero della fame a staffetta” promosso dall’avvocata Valentina Alberta, già presidente della Camera penale di Milano, e da Stefano Celli, vicesegretario dell’Anm ed esponente di Magistratura Democratica, per chiedere al Parlamento di riesaminare la proposta Giachetti sulla liberazione anticipata.

Ad annunciare la propria adesione è stato oggi il segretario dell’Associazione nazionale magistrati Rocco Maruotti, che parteciperà a titolo personale alla protesta il 17 luglio: «Ho aderito all’appello e ho scelto una data – ha detto – per dare un segnale chiaro dell’urgenza di intervenire».

L’appello congiunto delle istituzioni e della magistratura mostra una convergenza inedita sul bisogno di riforme urgenti che affrontino in modo strutturale la condizione disumana di molti istituti penitenziari italiani.