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CORRIDOI AGENTE SBARRE DETENUTI CARCERE DI OPERA CFASA CIRCONDARIALE ISTITUTO DI DETENZIONE
Il 73,5% dei detenuti presenti nelle carceri italiane ha una condanna definitiva. Il restante 26,5% è ancora in attesa di giudizio. È quanto emerge dal rapporto “Senza respiro” presentato oggi dall’associazione Antigone, che monitora le condizioni di detenzione e i diritti delle persone private della libertà.
Il dato segnala un lieve miglioramento rispetto al 2023, quando i detenuti con sentenza passata in giudicato erano il 71,7%. Tuttavia, oltre un quarto della popolazione carceraria resta in custodia cautelare, cioè detenuta senza una condanna definitiva.
Nel dettaglio, 9.475 persone (15,3%) sono in attesa del primo giudizio; 1.881 sono ricorrenti in Cassazione (3%); 3.225 sono appellanti (5%).
Stranieri più esposti alla custodia cautelare
Antigone evidenzia una differenza significativa tra italiani e stranieri: tra questi ultimi, la custodia cautelare riguarda il 28% dei detenuti, contro il 23% registrato tra i cittadini italiani. Un dato che conferma la vulnerabilità legale e sociale delle persone straniere nel sistema penale italiano.
Custodia cautelare ancora misura prevalente
Dalla relazione al Parlamento sulle misure cautelari personali e sulla riparazione per ingiusta detenzione (anno 2024) emerge inoltre che la custodia cautelare in carcere è la misura coercitiva più utilizzata, con una quota del 28,9%. Seguono: gli arresti domiciliari senza braccialetto elettronico (15,6%), e quelli con braccialetto elettronico.
Un problema strutturale che resta aperto
Il ricorso massiccio alla detenzione preventiva resta uno dei nodi più critici del sistema penale italiano. Antigone sottolinea come ciò impatti direttamente sul principio di presunzione di innocenza e contribuisca al sovraffollamento carcerario. Per l’associazione, è necessario incentivare misure alternative, accelerare i processi e garantire un uso proporzionato e motivato della custodia cautelare.