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MATTEO LEPORE, SINDACO DI BOLOGNA
«Siamo all’assurdo: il Comune di Bologna regala pipe per fumare crack con i soldi dei cittadini! Altro che contrasto alle droghe: questa è istigazione al consumo e allo spaccio», ha esordito il deputato Stefano Cavedagna di Fratelli d’Italia. La sua denuncia – accompagnata da un esposto alla Corte dei Conti per ipotetico danno erariale – si riferisce a una misura adottata dal Comune: l’acquisto di 300 pipette in alluminio da distribuire gratuitamente ai consumatori di crack nell’ambito di un progetto sperimentale di riduzione del danno.
Il comune bolognese, guidato da Matteo Lepore, spiega che il provvedimento, partita la fase due della sperimentazione avviata circa un anno e mezzo fa, serve a contrastare il crescente uso di crack e ha già dato risultati positivi. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre le patologie secondarie legate all’uso di materiali improvvisati o sporchi ( sanguinamenti, tracheiti, infezioni) fornendo dispositivi sterili e monouso ai consumatori vulnerabili.
Allo stesso modo, come spiega l’assessora alla Sicurezza Matilde Madrid, l’iniziativa serve a intercettare persone emarginate: grazie al contatto con gli operatori di strada, i soggetti coinvolti hanno potuto essere indirizzati verso i percorsi di cura ( crescita del 13% dei pazienti trattati dal Sert bolognese nel 2025 rispetto al 2024).
Eppure la reazione politica è stata durissima. I leader del centrodestra hanno etichettato l’iniziativa come “follia” e “istigazione al consumo di droga”. Matteo Salvini della Lega ha tuonato che «la droga è morte e fa schifo. Va fermata, non incentivata», Maurizio Gasparri di Forza Italia ha accusato il Comune di «aiutare gli spacciatori», e c’è chi ha addirittura minacciato denunce penali per favoreggiamento dell’uso di sostanze stupefacenti. Indignazioni coerenti con il pensiero diffuso che vede ogni persona drogata sarebbe in parte artefice del proprio destino, e l’eventuale dipendenza sarebbe un peccato morale di cui ancora vergognarsi. In pratica, guardano a chi usa droga come a persone da “salvare” con la forza – e se poi stanno male o muoiono, la colpa è della loro scelta sbagliata.
IL QUADRO NORMATIVO
In realtà, la distribuzione di pipe sterili si inserisce in un quadro normativo e sanitario ben preciso. La riduzione del danno ( RdD) è un approccio riconosciuto nella sanità pubblica internazionale: mira a minimizzare le conseguenze negative dell’uso di sostanze ( salute, sociali ed economiche) senza imporre necessariamente l’astinenza. È un approccio non giudicante e pragmatico, che accetta la realtà dell’uso di droghe e punta a ridurne i rischi piuttosto che inseguire un’abolizione irrealistica. Questa filosofia ha preso avvio negli anni ’ 80, all’epoca dell’epidemia di Aids, con programmi di scambio di siringhe sterili per prevenire le infezioni da Hiv.
In Italia, la RdD non è un’invenzione di Bologna, ma è legge. Per la prima volta è stata formalmente inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza dal Dpcm del 12 gennaio 2017, che ha aggiornato gli interventi sanitari obbligatori per il Servizio sanitario nazionale. Come ricorda la Cgil, quel decreto “costituisce una novità attesa da anni: la riduzione del danno viene per la prima volta inserita tra le prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale deve assicurare ai cittadini”. In altre parole, offrire servizi di RdD ( come l’erogazione di materiale sterile o gli spazi di consumo assistito) è oggi un dovere istituzionale legato alla tutela della salute delle persone con dipendenze patologiche.
Tale riconoscimento è anche coerente con le linee guida internazionali: la RdD figura tra i “quattro pilastri” delle politiche europee sulle droghe, insieme a prevenzione, cura e contrasto al traffico. Sul fronte politico- istituzionale, il Piano Nazionale Dipendenze 2022- 2025 riconosce la riduzione del danno come obiettivo strategico chiave, indicando misure specifiche da recepire a livello regionale e nazionale. Anche il ministero della
Salute, nell’Atto di indirizzo di quest’anno, include esplicitamente l’attuazione di interventi di RdD nella strategia per l’eliminazione dell’Hiv e delle patologie correlate.
LA SPERIMENTAZIONE: RISULTATI CONCRETI
Proprio a Bologna è stata condotta una delle sperimentazioni più documentate in Italia sulla distribuzione di pipe al crack. Uno studio pubblicato nel 2025 su Substance Use & Misuse ha preso in esame i 40 consumatori seguiti dai servizi di RdD cittadini. Dopo 30 e 60 giorni dalla consegna delle pipe, i ricercatori hanno osservato effetti significativi: ad esempio, la quota di utenti che condivideva bottiglie per fumare crack, in 60 giorni si è azzerata. Parallelamente, ogni tipo di problema di salute riferito ( paranoia, irritabilità, bruciature alle labbra, disturbi respiratori, ecc.) si è ridotto nel gruppo studiato. Gli autori dello studio sottolineano che la distribuzione di pipe sterili si è rivelata «efficace nel ridurre i comportamenti pericolosi e i problemi di salute» tra i consumatori di crack.
Anche i responsabili del progetto bolognese confermano questi risultati preliminari. Secondo l’assessora Madrid, dai feedback raccolti il 100% degli utenti hanno segnalato miglioramenti sanitari nell’usare materiale monouso, e molti dichiarano di aver spontaneamente ridotto il consumo di crack grazie a pipe più sicure. In sintesi, la sperimentazione ha mostrato tre risultati concreti.
I consumatori hanno riportato un miglioramento delle condizioni di salute grazie all’uso di strumenti sterili, sull’esempio dei programmi di scambio siringhe. Molti hanno ridotto l’assunzione di crack e un numero crescente di persone ha scelto di entrare spontaneamente nei percorsi di cura offerti dai servizi sanitari. Questi dati dimostrano senza dubbio che fornire strumenti adeguati non solo non incoraggia la dipendenza, ma facilita un approccio di cura e prevenzione.
LE EVIDENZE INTERNAZIONALI
Le conclusioni bolognesi trovano riscontro negli studi condotti all’estero sui programmi di safer smoking. I dati mostrano benefici sanitari, riduzione dei rischi e nessun aumento dei consumi. In generale, gli interventi di RdD – scambio siringhe, distribuzione pipe, stanze di consumo assistito – riducono infezioni da Hiv ed epatiti, abbassano mortalità e ricoveri per overdose, creano contatto diretto tra tossicodipendenti e servizi. L’organizzazione mondiale della sanità e le agenzie europee li considerano strumenti essenziali di sanità pubblica. In Italia, la comunità scientifica denuncia da anni che ignorare la RdD significa condannare persone a morti evitabili e aumentare i costi sociali.
Ma i detrattori insistono: dare pipe significa arrendersi alla droga. La presidente di un’associazione anti- violenza, Andreina Moretti, ha affermato che è un messaggio sbagliato, perché non affronta “la radice del problema”. Il messaggio da lanciare sarebbe uno solo: “Non drogarti”. Una formula semplice che però ignora i dati. Parlare di “istigazione” o “aiuto agli spacciatori” serve a mobilitare indignazione, non a risolvere i problemi. Ma i numeri sono chiari: a Bologna i consumi non aumentano, diminuiscono i disturbi e più persone entrano in contatto con i servizi sanitari.